Profonda delusione per le migliaia di aspiranti docenti che nelle scorse settimane hanno provato a sfondare il “portone” nel concorso scuola bandito dal Miur con appena venti giorni di preavviso. Dai primi risultati, è emerso che il 90% dei partecipanti non ha superato la prima – e unica – prova scritta.
Una carrellata di 50 domande a risposta multipla sulle materie d’indirizzo, oltre ai quesiti di informatica e inglese. Il 21 marzo scorso si è svolta la prova per la classe di concorso A22 con cui si può insegnare Italiano, Storia e Geografia alle scuole medie, mentre il 28 marzo è stata la volta della classe di concorso A12 per insegnare Materie letterarie nelle scuole superiori.
La media dei vincitori è stata di circa 2 persone ogni 30, con punteggi che si sono attestati attorno al 72 su 100, mentre i restanti son tornati a casa senza un nulla di fatto, stanchi e amareggiati per un concorso che si attendeva dal 2018. Tra cambio di governi e pandemia, erano già trascorsi due anni dall’annuncio ufficiale. Poi nell’estate del 2020 si è passati a compilare le domande di partecipazione. Dopodiché altri due anni di attesa e alla fine, quando meno ce lo si aspettava, nel bel mezzo delle lezioni, è arrivato l’avviso.
In ben pochi hanno avuto il tempo di ripassare una vastissima quantità di notizioni, date, poesie, autori e concetti, compresi nei programmi triennali – nel caso delle medie – e quinquennali – nel caso delle superiori – di materie quali: grammatica italiana, letteratura italiana, storia e geografia. Dalle guerre del Peloponneso all’Impero romano, passando per la Riforma luterana ai primi governi dell’Italia novecentesca. Tanti gli incipit e le conclusioni di romanzi e componimenti in versi proposti, per cui è stato chiesto di ricordarsi particolari che soltanto un ripasso approfondito avrebbe consentito di ricordare, e forse nemmeno quello.
Le proteste giungono a gran voce da chi insegna tra i banchi di scuola ormai da anni. In Sardegna, alcuni dei candidati che si sono presentati a Sassari erano dei veterani: “Ormai non ci spero più, sono precaria da dieci anni e questo concorso è una presa in giro”, dice una docente di Italiano e Storia di un istituto superiore dell’Isola. “Non è corretto, non abbiamo avuto nemmeno il tempo di prepararci con soli venti giorni di preavviso”, afferma un’altra docente di Materie letterarie in un liceo di Cagliari. “Dobbiamo farci sentire, la nostra categoria è tra quelle meno rispettate, non abbiamo ricevuto nemmeno una banca dati su cui esercitarci”. C’è poi chi sta pensando di lasciare anni di sacrifici per cercare un altro impiego: “Non si può vivere così, cambiando la sede di lavoro ogni anno, sperando di non finire dall’altra parte della Sardegna, pur di avere un posto, che comunque resta precario”.
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