Tornano l’Ogliastra, il Medio Campidano e il Sulcis Iglesiente. Mentre la defunta Olbia Tempio (Gallura) si chiamerà Nord-Est. La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile il ricorso del Governo per l’illegittimità costituzionale contro l’articolo 6 della Legge regionale n. 7 del 2021 (“Riforma dell’assetto territoriale della Regione”), che rivoluziona per l’ennesima volta il sistema degli enti locali sardi istituendo sei Province (Nord-Est, Nuoro, Ogliastra, Oristano, Medio Campidano e Sulcis Iglesiente) e le due Città metropolitane di Cagliari e Sassari.
L’ennesima riforma costerà 796mila euro (835mila per il 2022). Le elezioni provinciali dovranno tenersi entro il 31dicembre 2021. Probabilmente – come auspicato dal Consiglio delle autonomie locali, con un ritorno all’elezione diretta (per presidenti e consiglieri).
“Un’altra importante affermazione dell’autonomia della Sardegna – ha commentato il presidente della Regione, Christian Solinas -. La sentenza certifica ulteriormente, ce ne fosse ancora bisogno, che il Consiglio regionale ha pieno diritto di legiferare nelle materie di sua competenza, senza indebite interferenze dello Stato. Nell’ambito di un rapporto di leale collaborazione tra istituzioni, la Sardegna merita rispetto per le sue scelte e questa decisione della Consulta rafforza la convinzione sulla bontà del percorso intrapreso dalla Giunta regionale. Peraltro, la riorganizzazione degli enti locali faceva parte del nostro programma elettorale, quello che i sardi hanno votato in maggioranza nel 2019”.
La telenovela delle Province sarde
Quello odierno è l’ennesimo capitolo della infinita telenovela delle province sarde, tradizionalmente limitate alle quattro storiche: Cagliari, Oristano, Nuoro e Sassari.
Era il 2001 quando, dopo una mobilitazione dei territori, veniva varata una norma regionale che raddoppiava le Province. Alle storiche si aggiungevano Medio Campidano, Sulcis-Iglesiente, Ogliastra e Olbia-Tempio (Gallura). I quattro nuovi enti iniziarono a funzionare e restarono in vigore per due legislature fino al 6 maggio 2012, quando i sardi furono chiamati alle urne per decidere se volevano le province o se le ritenevano degli enti sostanzialmente inutili: il referendum consultivo sancì quasi all’unanimità (96,94% anche se l’affluenza fu piuttosto bassina, 35,5%) la necessità di un “riassetto”. La vittoria del SI portò alle dimissioni e al commissariamento delle Province, ma nel 2016 ci fu un altro giro di valzer. Quella volta fu il centrosinistra l’artefice della riforma che istituì la Città metropolitana di Cagliari, sopprimendo le Province di Cagliari, del Sulcis Iglesiente e Medio Campidano, Ogliastra e Gallura. Nacque la Provincia del Sud Sardegna formata dalla vecchia Provincia di Cagliari più Sulcis-Iglesiente e Medio Campidano, con l’esclusione ovviamente dei comuni appartenenti alla città metropolitana di Cagliari. Rimasero iin piedi le Province di Nuoro a cui fu riannessa l’Ogliastra), Oristano e Sassari (che riassorbì la Gallura). Infine nacque la “rete metropolitana” di Sassari.
Ma anche la riforma del matrice centrosinistra non era piaciuta ai territori che da subito hanno iniziato a premere per il ripristino delle Province della Gallura, dell’Ogliastra, del Medio Campidano e del Sulcis-Iglesiente.
Ecco dunque la riforma delle scorso anno alla quale oggi la Corte Costituzionale ha sostanzialmente dato il placet definitivo. “Si tratta di una sentenza molto importante con la quale viene salvaguardata l’autonomia legislativa della Regione e rispettata la volontà dei cittadini sardi” – ha dichiarato Michele Pais, presidente del Consiglio regionale della Sardegna. “Ora, finalmente, si potrà dare piena attuazione alla riforma degli Enti locali, fortemente voluta dal presidente della Giunta Christian Solinas e da tutto il Consiglio regionale, per il giusto riconoscimento della pari dignità di tutti i territori e la nascita della Città Metropolitana di Sassari” – conclude Pais.
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