Negli ultimi giorni i governi europei hanno dato il via a una vera e propria “retata” dei beni di lusso degli oligarchi russi, colpevoli di non essersi distanziati dall’aggressione di Putin in Ucraina. Per questo son stati momentaneamente “congelati” yacht, ville e altri immobili in modo bloccare preventivamente il loro utilizzo per ottenere fondi, beni o servizi, come ad esempio la vendita, l’affitto e le ipoteche.

È successo anche al magnate russo-uzbeko Alisher Usmanov, che nell’arco di 24 ore si è visto “congelare” il suo mega yacht Dilbar, armeggiato al porto di Amburgo, e la sua villa in Costa Smeralda, situata proprio di fronte al mare del Golfo del Pevero.

Ora, però, si passa alla fase successiva. Chi pagherà le spese degli yacht, che possono essere piuttosto ingenti? Gli interventi della Guardia di Finanzia, sotto la direzione del Comitato di sicurezza finanziaria, come riporta Il Messaggero, si rifanno al decreto legislativo 109 del 2007 in materia di lotta al terrorismo, già applicata in altre situazioni, come ad esempio nel caso di Al Qaeda e dei talebani. Questa norma, di fatto, permette il congelamento di fondi e risorse economiche, in modo da fare terra bruciata intorno ai soggetti in questione.

In questo caso, però, si pone il problema delle spese di gestione dei mega yacht, che, secondo il dl 109/2007 spetta all’Agenzia del Demanio. Questa, sulla base della relazione trasmessa dal nucleo speciale di polizia valutaria della Guardia di Finanza, decide se provvedere direttamente oppure nominare un custode o un amministratore. Sia nel primo caso che nel secondo, è possibile gestire tutti gli atti di ordinaria amministrazione, mentre in situazioni straordinarie bisogna chiedere il parere del Comitato di sicurezza finanziaria.

Per le spese, l’articolo 12 prevede che “quelle necessarie o utili per la conservazione e l’amminstrazione dei beni sono sostenute dall’Agenzia del Demanio o dall’amministrazione mediante prelevamento dalle somme riscosse a qualunque titolo”. Ciò significa che se le attività sequestrate sono redditizie, verranno usati questi fondi. Al contrario, se “dalla gestione dei beni sottoposti a congelamento non è ricavabile denaro sufficiente per il pagamento delle spese”, allora il Demanio o l’amministrazione attingeranno a un apposito fondo nel bilancio dello Stato “con diritto di recupero nei confronti del titolare del bene in caso di cessazione della misura di congelamento”.

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