Prosegue la campagna vaccinale anti-Covid in Sardegna. Il mese di febbraio si è chiuso con 211.600 dosi somministrate, la maggior parte (156 mila) terze dosi a cui si aggiungono oltre 15.600 prime dosi e 40 mila richiami. Complessivamente, dall’inizio dell’anno, sono state effettuate 663.500 somministrazioni, di cui 515.954 dosi booster e 65.000 mila prime dosi.
Nell’Isola, dall’inizio della campagna vaccinale sono state somministrate in tutto 3.697.000 dosi. La Sardegna è fra le prime sei regioni per copertura vaccinale: l’84,2% della popolazione ha completato il ciclo primario e a questi si aggiunge un ulteriore 2,1% di persone che ha ricevuto almeno una dose.
Da ieri anche nell’isola sono partite le vaccinazioni con la quarta dose, campagna rivolta al target dei soggetti immunodepressi (circa 28 mila sul territorio regionale), persone che si trovano in questa particolare condizione a causa di una patologia o in seguito a cure specifiche. Partite anche le prime vaccinazioni con il nuovo farmaco Novavax (Nuvaxovid): su 304 prime dosi somministrate tra il 28 febbraio e il 1 marzo il 17% è stato eseguito con il primo vaccino a subunità proteica in circolazione, tecnologia utilizzata da decenni nella produzione di vaccini, ora disponibile anche in Sardegna. Domenica nell’Isola sono infatti arrivate le prime 27.900 dosi del vaccino Novavax, di cui sono attese ulteriori 57.300 dosi entro la seconda metà di marzo.
“La campagna di vaccinazione nell’Isola – dichiara il Presidente della Regione Sardegna Christian Solinas – è al passo con il resto del Paese con numeri che superano la media nazionale se si guarda complessivamente alla copertura vaccinale sull’intera popolazione. Per quanto riguarda la quarta dose i nostri hub e centri di vaccinazione continuano a essere in prima linea anche in questa fase, rivolta ai più fragili la cui protezione contro il virus è da sempre una priorità”.
“Il Nuvaxovid – aggiunge l’assessore regionale della Sanità Mario Nieddu, in merito al nuovo vaccino – presenta diversi vantaggi, in particolare legati a una catena del freddo meno estrema rispetto ai vaccini a RNA messaggero, aspetto che lo rende quindi più maneggevole. L’auspicio è che l’utilizzo di una tecnologia già da tempo conosciuta possa vincere le resistenze di chi nutriva scetticismo verso i vaccini finora disponibili. La campagna di vaccinazione ha già raggiunto ottimi risultati, ma il pericolo non è ancora alle spalle e anche un vaccinato in più rappresenta una vittoria”.
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