Nella cattedrale di Cagliari il giornalista Giacomo Mameli ha ricordato la figura dell’intellettuale e scrittore Antonio Puddu a un mese dalla scomparsa.
Antonio Puddu nacque a Siddi nel 1933 ed è morto a Selargius il 26 gennaio di quest’anno. Appartenente a una famiglia di imprenditori che fondò l’omonimo pastificio di Siddi (la Pasta Puddu), fino alla metà degli anni Novanta si dedicò alla cura della sua azienda nel centro della Marmilla.
Antonio iniziò giovanissimo a scrivere su giornali e riviste, ma il suo esordio nel campo della narrativa di largo respiro risale al 1968, quando con il romanzo Zio Mundeddu vinse il Premio Deledda “Opera prima”: la giuria era composta da Carlo Bo, Arnaldo Bocelli, Diego Fabbri, Enrico Falqui, Giuseppe Fiori, Geno Pampaloni, Leone Piccioni e Vasco Pratolini.
Nel 1983 pubblicò La colpa di vivere con la prefazione dello scrittore Michele Prisco cui seguono La valle dei colombi (1996, finalista del Premio Dessì), una silloge di racconti in parte già apparsi su riviste, e altri due romanzi: Dopo l’estate (2001) e L’orto degli alveari (2011).
Puddu collaborò con testate come L’Osservatore Romano, La Fiera Letteraria, la Realtà del Mezzogiorno, Il Tempo, Ichnusa e La grotta della vipera. Della sua narrativa si sono occupati, tra gli altri, Michele Prisco, Giuseppe Dessì, Mario Pomilio, Giuseppe Amoroso, Carlo Bo, Geno Pampaloni e Fortunato Pasqualino.
Il suo vissuto profondamente immerso nella realtà agropastorale, ha ricordato Mameli, si riflette in tutta la produzione letteraria.
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