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“No alla riapertura delle centrali a carbone”. È questo l’appello lanciato da Wwf Italia, insieme a Greenpeace Italia e Legambiente, rispondendo al Presidente del Consiglio Mario Draghi, che ha parlato della possibilità di riaprire in Italia le centrali a carbone per compensare l’eventuale calo delle importazioni di gas dalla Russia.

“Di fronte all’aumento esponenziale dei prezzi del gas, alla guerra e ai possibili problemi di approvvigionamento” dice il Wwf, “occorre reagire in modo strutturale e non con soluzioni a volte false, a volte inammissibili, a volte facili (forse), ma che sicuramente rischiano di perpetuare i problemi e non risolverli”.
“Le soluzioni vere e strutturali sono evidenti e già alla nostra portata” dice Wwf: “energie rinnovabili, accumuli, pompaggi, reti, risparmio e l’efficienza energetica, un mix formidabile. È di tutta evidenza che in tempi di carenza di energia, il primo passo è usare l’energia al meglio e risparmiarla: questo però deve diventare non un atteggiamento momentaneo, ma una priorità permanente”.

La questione carbone riguarda la Sardegna. Le due centrali a carbone di Portoscuso e Fiumesanto dovevano essere dismesse nel 2025, ma potrebbero essere nuovamente strategiche per superare il gap di forniture energetiche dopo l’annuncio del premier Draghi: “Riaprire le centrali di carbone e diversificare le fonti energetiche”.

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