“Grazie Cacciari, che ci spieghi che il diritto a scegliere se vivere o morire dovrebbe essere contrapposto al diritto di scegliere se essere madre o no”. Lo scrive la scrittrice Michela Murgia sui suoi social, in occasione della sua rubrica dedicata al sessismo linguistico sulle principali testate italiane.

Il riferimento è a un’intervista rilasciata dal filosofo Massimo Cacciari al Fatto Quotidiano, in cui dichiara: “È un po’ paradossale che venga accettato l’aborto e non il fine vita. Dal mio punto di vista, l’aborto mi pare una questione inifinitamente più delicata di quella relativa all’eutanasia”. E ancora: “L’aborto è un atto violento e non riguarda soltanto la persona che decide di farlo […]. Credo che ci sia una conseguenzialità logica tra le due questioni, anche se il fine vita per me, dal punto di vista dell’altro, è infinitamente meno grave dell’aborto”. 

Per queste dichiarazioni, Murgia lo nomina “vincitore della settimana” in termini di sessimo linguistico, definendolo perdipiù mansplainer, dall’inglese mansplaining, con cui ci si riferisce al modus operandi di una cultura patriarcale per cui gli uomini spiegano alle donne come funzionano le cose.

Leggi le altre notizie su www.cagliaripad.it