“I balneari non possono essere depredati del lavoro che hanno costruito in anni e anni di fatiche e investimenti”. Dalle pagine del Tempo, l’imprenditore Flavio Briatore se la prende contro il Governo, reo di aver recepito le direttive europee. Nei giorni scorsi – dopo un lungo iter a base di carte bollate iniziato con l’entrata in vigore della famosa direttiva Bolkenstein nel 2009 che ha bloccato al 31 dicembre 2023 la proroga di tutte le concessioni balneari – il Consiglio dei Ministri ha infatti stabilito che a partire dal 2024 le concessioni saranno riassegnate tramite una gara internazionale.
Una rivoluzione che anche in Sardegna porterà a rimescolare le carte per l’assegnazione delle circa 1.200 concessioni balneari presenti lungo i 1.897 chilometri di coste sarde. Tantissime, peraltro, visto che soprattutto in alcuni punti del litorale isolano non è praticamente possibile trovare un lembo di sabbia su cui piazzare un asciugamano.
Briatore, proprietario del celebre Twiga in Versilia e con affari in Sardegna, prima di tutto con la discoteca Billionaire di Porto Cervo, propone innanzitutto un censimento delle spiagge. Inoltre distingue tra chi gestisce direttamente le concessioni e chi invece le subaffitta. “Bisogna che chi subaffitta ad altri perda il diritto alla concessione”, spiega. In terzo luogo, secondo l’imprenditore le eventuali aste dovranno tener conto del valore comprensivo e del lavoro che un imprenditore balneare, gestendo lo stabilimento, ha fatto per anni. In base ai dipendenti che ha, al fatturato, agli utili che otteneva. “Quando vai alle aste compri sempre su una serie di parametri che danno il valore del bene – ha dichiarato al Tempo -. Se qualcuno ha preso una spiaggia qualche anno fa e gli accordi dicevano che la concessione sarebbe durata fino al 2033, ebbene questi imprenditori chiederanno soldi all’erario perché non puoi entrare in un business dove c’è una regola e dopo qualche anno te la cambiano”.
La questione delle concessioni è scoppiata qualche anno fa anche nell’isola in quanto la Sardegna è stata “bacchettata” dall’Unione europea che chiedeva di regolarizzare il sistema, seguendo la direttiva Bolkenstein, in vigore già dal lontano 2009, che ha bloccato al 31 dicembre 2023 la proroga di tutte le concessioni balneari. L’Isola, però, aveva sempre fatto finta di non sentire ed era stato necessario l’intervento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (Agcm), che ha richiamato ai propri doveri la Giunta regionale.
Eppure non tutte le nazioni hanno ubbidito alla direttiva europea. Spagna, Croazia e Portogallo, che hanno nelle proprie coste mete turistiche in competizione con la Sardegna, hanno regole meno ferree. Il rischio – secondo l’imprenditore – è che norme così stringenti possano ulteriormente penalizzare il turismo italiano, favorendo quello dei nostri diretti competitor. “Quando parlano delle aste delle spiagge, il governo deve tener presente che ci sono intere famiglie che ci vivono. Lavorando tre o quattro mesi, per camparci un anno intero – spiega nell’intervista ritornando ai balneari -. Per cui, quando si parla dell’Europa, d’accordo. Ma poteva essere l’Europa meno la Spagna, il Portogallo e l’Italia. Magari per far vedere, una volta tanto, che abbiamo anche i coglioni per dissentire da regole europee che non troviamo giuste. Il Portogallo liberalizza tutto. La Spagna idem. A noi serve una voce che invogli gli stranieri a tornare in Italia, ma parlando chiaramente. Così rischiamo di avere una stagione turistica zoppa e sarebbe un disastro”.
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