È al vaglio del Consiglio dei ministri il programma di transizione energetica per la Sardegna, definito lo scorso 15 febbraio nella bozza di decreto sottoscritta dal Ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani.
Precisamente, il provvedimento individua due progetti necessari al superamento (phase-out) dell’utilizzo del carbone nell’Isola e alla decarbonizzazione dei settori industriali, secondo quanto previsto dal Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (Pniec) del 2019. Il primo riguarda la realizzazione del Cavo Hvdc Sardegna – Sicilia, parte del Tyrrhenian Link, da 500+500 MW per il collegamento tra le due isole.
Per quanto riguarda il phase-out è previsto un collegamento virtuale per l’apporto di Gnl, tramite il trasporto di gas naturale via mare. Lo stesso verrà caricato su bettoline dal terminale di rigassificazione di Panigaglia, in Liguria, e al largo della Toscana (Olt). Le “navi spola” gasiere, poi, attraccheranno nel porto di Portovesme per il sud dell’Isola e a Porto Torres per il nord e l’area metropolitana di Sassari. Si pensa, infine, anche a un impianto di rigassificazione nell’area portuale di Oristano. Da qui partiranno le reti che serviranno l’intero territorio.
A definire le tariffe di distribuzione per i prossimi cinque anni sarà l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente, entro sei mesi dall’entrata in vigore del decreto.
Non tutti, però, si dicono favorevoli del nuovo progetto. Tra questi, il sindaco di Portoscuso Giorgio Alimonda. “Si persegue con un disegno anacronistico – dichiara all’Ansa il primo cittadino del territorio in cui verrà dislocata una delle “navi spola” gasiere – di un dpcm Sardegna che obbliga i sardi a diventare energeticamente dipendenti dalla Sicilia e Toscana. Un fatto grave che costerà ai sardi migliaia di posti di lavoro in conseguenza della chiusura delle centrali a carbone e attività connesse, in minima parte sostituite con il gas che notoriamente occupa percentualmente pochissime persone”.
“Tale transizione non è neanche ecologica – prosegue il sindaco Alimonda – per il fatto che le emissioni di CO2 saranno pressoché equivalenti alla situazione attuale, se si considerano anche i trasporti su strada che sicuramente saranno incrementati. Per Portoscuso è una soluzione inaccettabile per gli ulteriori impatti ambientali negativi che si determinerebbero ma in particolare per la sicurezza e fruibilità del porto e dei cittadini residenti nell’attiguo centro abitato”.
“Ancora una volta – conclude il primo cittadino – Portoscuso dovrebbe essere sacrificata per tutelare gli interessi delle multinazionali che già in passato hanno devastato il nostro territorio, spesso violando le Leggi che dovrebbero tutelare tutti i cittadini italiani compresi i cittadini di Portoscuso. Ci si augura – conclude Alimonda – che il presidente Draghi modifichi questo dpcm che condanna i sardi a pagare molto salati i costi del gas e dell’energia elettrica, anziché cogliere l occasione per una reale transizione ecologica che pianifichi soluzioni strutturali sicure e affidabili piuttosto che soluzioni precarie, pericolose e dannose per l economia del nostro territorio”.
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