Stesso luogo, nuova protesta. Sono passati tre anni dalla guerra del latte quando i pastori sardi presidiarono il ponte sulla strada Bitti Sologo sversando i primi litri di latte sull’asfalto. Sempre da quel ponte, sono scesi in strada il 14 febbraio scorso per chiedere l’intervento statale di fronte all’aumento del costo di gasolio ed energia elettrica, ma anche di mangimi e concimi.
Nel 2019 la protesta voleva rivendicare un equo prezzo del latte: “Meglio gettarlo via che accettare prezzi così bassi” era uno dei motti, con toni forti e minacce di bloccare le elezioni regionali.
Scatto una solidarietà collettiva dell’isola, i prezzi vennero aumentati, ma la coda giudiziaria della protesta fu pesante, fatta di denunce e diversi processi.
Una situazione oggi che pare ancora più grave di quell’inverno caldo, con l’aumento dei prezzi di tutte le materie prime nelle scorse settimane, l’ultimo tassello. La politica si muove, e pare che il fronte dei deputati sardi a Roma sia compatto.
Dalla guerra del latte sono cambiate poche cose: “Siamo vicini agli agricoltori che protestano nelle piazze di tutto il Paese – commenta il deputato sardo 5Stelle Luciano Cadeddu – alla luce dei prezzi di vendita che non remunerano il loro lavoro, non coprendo neppure le spese. Purtroppo non sono bastate le conquiste e il latte a un euro, era un passo ma non una svolta per un intero settore. Servono gesti più incisivi e un sostegno attraverso misure che diano autosufficienza alle aziende”.
“Abbiamo presentato – spiega Cadeddu – insieme ai colleghi della Commissione Agricoltura, un emendamento al Sostegni-Ter in Senato per dare dare liquidità immediata alle aziende del settore zootecnia da latte bovina e ovicaprina : una iniezione di liquidità fino a 200mila euro o a metà del fatturato aziendale, sotto forma di prestito rateale a 18-24 mesi garantito al 50 per cento in maniera gratuita da parte di Ismea. C’è, infatti, l’urgenza di dare una prima, concreta risposta alle aziende del settore che hanno immediato bisogno di una boccata d’ossigeno per non rimanere schiacciate da aumenti di energia, mangimi e altri costi di produzione”.
Il ministro Patuanelli sta chiedendo con insistenza al Governo un nuovo scostamento di bilancio per intervenire ulteriormente sul caro-bollette, dopo gli 8 miliardi di euro stanziati negli ultimi mesi e il rinnovo della moratoria sui mutui.
“Dobbiamo poi intervenire con misure strutturali che impattino a lungo termine sulla bolletta delle imprese agricole – prosegue – con il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che ha stanziato 1,5 miliardi di euro per l’agrisolare con cui ammoderniamo le coperture delle strutture aziendali al fine di produrre energia rinnovabile. Ma i passi per il settore vanno avanti, come ricorda Cadeddu: “Partirà a luglio la tracciabilità del latte caprino e dei derivati”.
Poi la riflessione: “C’è bisogno di maggiore concertazione. I fondi del PNRR non sono dedicati alla Sardegna e la Regione attraverso il PSR (Programma di sviluppo rurale, ndr) dovrà dedicare delle misure per ammodernare le aziende e renderle autosufficienti sul consumo energetico e compatibili con il cambiamento e le esigenze di settore”.
La sensazione da allevatore impegnato in politica, che conosce bene lo scenario e la quotidianità, è quella di un settore in forte difficoltà: “Gli allevatori soffrono, dopo le proteste e la determinazione del passato, nel veder vanificati quei risultati dalla congiuntura mondiale o forse speculativa, infonde un sentimento di sgomento e delusione. Anche i pagamenti dalla Regione tardano perché gli uffici non riescono a star dietro alle richieste e questo rappresenta un ulteriore fardello”.
Le dinamiche del mercato mondiale provocano ripercussioni importanti sul fragile sistema sardo: “L’auspicio è programmare e concertare . Un passo potrebbe essere, visto che siamo in elaborazione del PSR, un maggiore ascolto dei bisogni agro-pastorale, portando al centro le esigenze e pensando al presente e al futuro”.
“La Sostenibilità, come ha detto il ministro, dev’essere ambientale ma il passo avanti sarà per una sostenibilità economica. La Sardegna con l’ingresso nell’Obiettivo 1 forse farà un passo indietro, ma questo declassamento sarà foriero di aiuti e opportunità che permetteranno di sopravvivere”.
Per l’agricoltura sarda – 12 mila aziende e circa 50 mila impiegati, con più di 3 milioni di pecore e capre che ogni anno garantiscono una produzione media di 300 milioni di litri di latte – un altro duro colpo su cui la politica non può più restare ferma e immobile.
Nicola Montisci
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