Oggi in Italia è la Festa nazionale del gatto. Il felino domestico è ormai diventato un vero e proprio membro della famiglia, tanto che anche sui social spopolano i profili dedicati esclusivamente ai propri amici dalle orecchie a punta, la coda lunga e i baffi ritti. D’altra parte, questa specie ha fatto impensierire gli esperti del settore, che hanno più volte ribadito come questa tipologia possa diventare una seria minaccia a un lontano cugino: il gatto selvatico, che vive prevalentemente in zone boschive e si procaccia le sue prede da sé.
In Sardegna, ad esempio, si trova il gatto selvatico sardo (felis lybica sarda), con una storia lunga alle spalle. Questo felino, infatti, è arrivato per la prima volta nell’Isola in età fenicia, trasportato sulle navi per proteggere le scorte alimentari dai ratti ma anche come animale da compagnia.
Oggi vive nelle zone interne e montuose ed è difficilissimo riuscire a vederlo. A differenza dei nostri gatti domestici, infatti, non è solito farsi immortalare in un selfie da postare sul nostro profilo Instagram. Il gatto sardo è agile e veloce e predilige le ore all’alba e al tramonto, mentre il resto del giorno lo trascorre nella sua tana, o nascosto nella vegetazione.
È una specie rara a livello regionale ed europeo, ed è minacciata dai bracconieri ma non solo. La sempre maggiore antropizzazione dei suoi habitat insieme al rischio di “inquinarsi geneticamente” con i gatti domestici e i gatti inselvatichiti, potrebbero portare il gatto selvatico sardo ad estinguersi. Per questo la specie è stata posta sotto protezione con la Convenzione di Berna (legge 503/1981, allegato III), la direttiva europea DIRCEE 43/92 All. D e con Legge Regionale 29 luglio 1998, n° 23.
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