Ennesimo episodio di violenza nel carcere di Uta. Ieri un detenuto di circa 40 anni ha distrutto la propria cella appiccando un incendio. Gli agenti della Polizia Penitenziaria hanno dovuto evacuare l’intera sezione per domare le fiamme. L’uomo è stato portato in infermeria dove, proseguendo con un atteggiamento violento e aggressivo, ha colpito con un pugno un poliziotto che ha dovuto ricorrere alle cure del Pronto Soccorso.

L’episodio è stato reso noto dalle organizzazioni sindacali che da tempo denunciano le sempre più insostenibili condizioni di lavoro della Polizia penitenziaria al carcere di Uta, sempre più costretta ad avere quotidianamente a che fare con detenuti molto aggressivi o in ogni caso con gravi problemi psico-fisici. “Detenuti di questa tipologia colgono ogni occasione per sfogare contro i poliziotti la loro rabbia e i rispettivi problemi psico-fisici”, si legge in una nota congiunta di Sappe, Uil Pa, Sinappe, Uspp e PolGiust. La loro irruenza “si trasforma in vero e proprio vandalismo all’interno delle camere di pernottamento dove vengono disintegrati arredi e sanitari. Aggressioni, gesti autolesionistici e tentativi di suicidio sono all’ordine del giorno e rendono estremamente complicato il lavoro della polizia penitenziaria già in difficoltà per la carenza di organico in tutti i settori; oramai questi detenuti sono diventati una vera e propria piaga in diversi penitenziari della Sardegna e per la gestione degli stessi sarebbero necessari trattamenti specifici all’interno di comunità terapeutiche”.

Le organizzazioni sindacali annunciano quindi “ogni iniziativa utile per coinvolgere le istituzioni affinché si trovino delle soluzioni per tutelare la polizia penitenziaria e rendere il carcere un luogo dove i poliziotti possano lavorare con dignità e con le condizioni ideali per raggiungere i fini istituzionali previsti dalla nostra Costituzione”.

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