“Ammonta al 51,5 % il numero di ristretti nati e residenti in Sardegna presenti nei dieci Istituti Penitenziari dell’isola. Sono infatti 1014 a fronte di 1968 presenze (24 donne). L’altro 48,4% è formato da stranieri 411 (20,8%) e “continentali” 543 (27,5%). Una fotografia che sembra confermare ancora una volta la condizione di una Sardegna “isola carcere” nel Mediterraneo”. Lo sostiene Maria Grazia Caligaris di “Socialismo Diritti Riforme” esaminando gli ultimi dati elaborati dall’Ufficio Statistica del Ministero della Giustizia.
“Nel 2021 sono entrate nelle carceri sarde dalla libertà – si rileva dai dati ministeriali – 674 persone, 109 straniere (44 donne – 14 straniere). Nei nostri Istituti Penitenziari ci sono prevalentemente detenuti celibi/nubili, sono infatti 732, mentre quelli che hanno contratto matrimonio sono 587 e i conviventi 189. Minore la presenza di separati (81), divorziati (63) e vedovi (12). Dai dati dello Stato Civile risulta altresì che 328 hanno 2 figli, 268 solo 1 ma 195 ben 3 figli. Soltanto 21 ne hanno 5 e hanno oltre 6 figli 4. Significativo il dato sui titoli di studio non rilevati per 781 persone. Risultano infatti 19 laureati a fronte di 20 analfabeti. 153 sono diplomati ma sono 947 quelli provvisti di licenza Media o Elementare”.
“I dati relativi all’età mostrano un quadro poco rasserenante. Oltre il 50% (1013) ha un’età compresa tra i 45 e gli oltre 70 anni. Il 35 % invece dai 18 e i 44 anni. Lasciano perplessi i dati posti agli estremi. Sono infatti 4 (1 straniero) i giovani tra i 18 e i 20 anni nelle carceri sarde e 54 (2 stranieri) quelli che hanno superato i 70 anni. Situazioni limite – osserva Caligaris – che avrebbero necessità di un approfondimento che potrebbe chiarire le circostanze della loro permanenza dietro le sbarre”.
“Vanno meglio, benché negativi, i dati sui detenuti in attesa di primo giudizio rispetto al quadro nazionale. Nella nostra isola si contano dentro le carceri 234 persone private della libertà (41 straniere su 411) che aspettano un processo. La percentuale complessiva risulta dell’11,8% (9,9% stranieri) mentre quella nazionale è del 15,1% (17,3% stranieri)”.
Intanto i Sindacati della Polizia Penitenziaria hanno proclamato lo stato di agitazione in una conferenza stampa a cui hanno partecipato anche il consigliere regionale, Fausto Piga e il Deputato di FdI Salvatore Deidda.
“Dal 2018 – spiega Deidda – ho denunciato la situazione critica, se non drammatica, delle carceri sarde che ho visitato. Da Uta a Oristano, ad Is Arenas e Isili mancanza dei direttori e delle principali figure apicali, assunzioni tardive e non sufficienti a coprire il fabbisogno; la necessità di spazi adeguati per carcerati con problemi psichici; problemi isolani legati alla sanità, ma anche di carattere nazionale, come far scontare, in Patria, la pena ai detenuti stranieri; la tutela legale per i poliziotti penitenziari; strumenti adeguati come la bodycam e, in caso di accuse, l’anonimato parziale sulla stampa senza la necessità di veder sbattere in prima pagina il mostro ancora prima di venir giudicato dagli organi competenti. Abbiamo portato in Parlamento, inoltre, senza ottenere risposta, la necessità di recuperare il carcere di Iglesias e rilanciare le colonie penali. Altro argomento la possibilità di poter accedere, per il comandante della polizia penitenziaria, al ruolo di Direttore”, conclude Deidda.
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