“Volevo anche io provare l’ebbrezza di lanciare una petizione insensata, disperata, reazionaria e senza destinatario pretendendo che il mio gusto sia di norma per tuttə”. Questo il tweet di Michela Murgia in risposta alla petizione contro l’uso dello schwa promossa dall’esperto linguista e docente dell’Università di Cagliari Massimo Arcangeli.

Il professore univesitario, primo firmatario dell’iniziativa, ha parlato di “pericolosa deriva”, in seguito all’uso dei simboli schwa (ə) e schwa lungo (з) in sei verbali della procedura di Abilitazione scientifica nazionale per accedere alla carica di docente universitario di prima e seconda fascia. Per Arcangeli, supportato da nomi ben noti nell’ambiente accademico e culturale come i linguisti Serianni e Marazzini, il filosofo Massimo Cacciari e il professor Alessandro Barbero, si tratta di “incompetenti in materia” che “vorrebbero imporre la loro legge su un’intera comunità di parlanti e scriventi”, senza tener conto di chi “soffre di dislessia e di altre patologie neuroatipiche”.

Dalla sua anche l’Accademia della Crusca, che aveva bocciato sonoramente l’uso dello schwa, consigliando di utilizzare il maschile plurale come genere grammaticale non marcato.

Ma la petizione non ha convinto proprio tutti, anzi. Prima dell’intervento della scrittrice sarda, tra le promotrici dell’uso del simbolo inclusivo – è stata la prima a farlo conoscere al grande pubblico con un articolo pubblicato su L’Espresso -, è stata la giornalista e scrittrice romana Guia Soncini, nota per le sue posizioni conservatrici, ad aver detto la sua: “Delirante come chi si sbattezza”, ha scritto ieri sul suo profilo Twitter.

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