“Se è intollerabile per i pazienti veder sospendere gli interventi chirurgici programmati per la diffusione della variante omicron, è del tutto assurdo negare ai familiari di poter visitare i parenti ricoverati. A distanza di due anni dal primo lockdown e dopo tre vaccinazioni anticovid e la disponibilità di accertamenti con tamponi molecolari si ritorna indietro. Chiudere tutto sembra voler affermare che seguire le regole e i dispositivi sanitari di prevenzione è inutile e far ricadere sui parenti la responsabilità dei contagi”. Lo affermano in una dichiarazione congiunta Maria Grazia Caligaris dell’associazione “Socialismo Diritti Riforme” e Giorgio Vidili di Cittadinanzattiva Tribunale del Malato facendosi interpreti dello sconcerto dei pazienti del “Brotzu”, del “Businco” e del Microcitemico “Cao”.
“Non esistono interventi programmati “non urgenti” – sottolineano – in quanto ogni patologia, che ha necessità di una asportazione o riparazione chirurgica, deve essere considerata a tutti gli effetti una vera e propria terapia. Procrastinare un intervento, specialmente in oncologia, vuol poter dire andare incontro a situazioni irrimediabili. I rimandi, come è stato possibile purtroppo verificare negli ultimi due anni, generano, se va bene, stati emergenziali, ma più spesso esiziali in caso di tumore. In ogni caso aggravano il malessere della persona, la qualità della sua vita e la salute perché hanno ripercussioni anche di carattere psicologico, in quanto generano forti stati d’ansia”.
“Negare del tutto l’accesso ai familiari per visitare i parenti ricoverati – rimarcano Caligaris e Vidili – è inconciliabile con una medicina appropriata ai bisogni. E’ un provvedimento che ha un effetto nefasto sul paziente, che si ritrova da solo in un momento particolarmente delicato della sua esistenza a gestire una condizione di estrema fragilità. Non si tratta semplicemente di vedere una faccia amica ma di poter sentire quella vicinanza affettiva e quel legame che da solo riesce a trasmettere la forza necessaria al superamento del momento critico. Ma è anche un’occasione per i familiari per assistere il proprio caro fino a quando il percorso non sarà concluso. La solitudine non è di alcun aiuto, anzi provoca un senso di smarrimento perfino nei Sanitari. Le chiusure degli ospedali, come bene ha insegnato il COVID, servono solo – concludono gli esponenti di SDR e del Tribunale del Malato – a creare preoccupazione, ulteriori emergenze e profondo disagio tra i cittadini che si vedono costretti a rinunciare agli affetti per poter accedere alle cure”.
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