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foto di repertorio

Sono almeno 2.430 le telecamere di videosorveglianza targate Hikvision e Dahua, due colossi tech made in China, che diverse amministrazioni pubbliche italiane hanno acquistato per disporle in uffici e spazi pubblici. Dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, fino in Sardegna, dove se ne contano in tutto 306.

L’inchiesta è partita lo scorso anno dalla trasmissione tv Report, condotta da Sigfrido Ranucci, dalla quale era emerso che i dati acquisiti dalle telecamere di videosorveglianza venissero poi archiviati nei server delle due compagnie tecnologiche cinesi. Oggi la rivista Wired Italia, attraverso documenti ricevuti da richieste di accesso civico agli atti o disponibili in rete e relativi agli appalti per la sicurezza, ha pubblicato una mappa dei luoghi in cui si trovano questi dispotivi.

In Sardegna, è la città di Cagliari dove si contano la maggior parte delle telecamere: 176, disposte nell’Agenzia delle Entrate per un costo complessivo d’appalto di 23.813.162 euro. Seguono l’Unione dei Comuni Terre del Campidano, a San Gavino Monreale, con 41 dispositivi per un appalto da 18.100.000 euro; il Comune di Porto Torres con 37 telecamere per un appalto da 9.393.636 euro; il Comune di Lanusei, con 32 telecamere per un appalto da 644.577 euro; la Procura della Repubblica con sede a Tempio Pausania, che conta 9 dispositivi per un appalto da 4.603.599 euro; la Procura della Repubblica di Oristano con 8 dispositivi per un appalto da 5.067.159; il Comune di Portoscuso, con 3 telecamere per un appalto da 1.248.000 euro.

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