Il torrone artigianale sardo – dolce dalle origini misteriose, la cui provenienza è rivendicata da diverse regioni intorno al bacino mediterraneo – è uno dei più amati del periodo natalizio.
Come si fa il torrone di Sardegna
Ciò che caratterizza il torrone di Sardegna rispetto altri torroni della Penisola è l’assenza di zucchero: quello isolano è creato dalla lenta cottura del miele del territorio e l’aggiunta delle mandorle. Alcuni ingredienti come l’albume sono stati aggiunti solo nel corso del tempo. La pellicola che protegge il prodotto, l’ostia, è formata da acqua, olio vegetale e amido di mais.
Tonara, Aritzo
Il torrone dell’Isola nasce nel cuore della Barbagia. Il procedimento originario prevede di far scaldare il miele in un recipiente di rame posto su un fornello alimentato a combustione lenta e priva di fumo. Il miele viene cotto per ore durante le quali è necessario girare il composto senza fermarsi, con molta pazienza. Al termine si amalgamano le mandorle sbucciate e tostate.
Già i Greci e i Romani producevano un alimento molto simile che erano soliti consumare durante i lunghi viaggi. L’antenato del torrone era una sorta di composto di miele e frutta secca, un alimento nutritivo, di facile elaborazione e resistente nel tempo.La prima fonte che certifica la presenza del torrone mandorlato in Sardegna è conservata nell’Archivio di Stato di Cagliari. E’ un documento del 1614 e testimonia la fornitura di torroni bianchi e neri tra due abitanti di Villanova, quartiere storico della città di Cagliari. La lingua originaria è il catalano. ll nome in sardo turrone o turroni deriverebbe dunque dal “turrón” di Alicante, regione spagnola.
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