I sardi, si sa, anche quando sono lontani da casa ci tengono a non perdere le proprie radici e continuare a seguire, laddove possibile, usi e costumi della tradizione, lingua compresa. È il caso del circolo culturale sardo a Biella “Su Nuraghe”, che tiene un blog dove racconta aneddoti e storie dell’Isola, ma non solo. Una volta al mese, infatti, propone una parola sarda e la analizza dal punto di vista linguistico.
Per il primo mese del nuovo anno è stata scelta la parola “bagassa”, termine che ha suscitato subito un certo scalpore tra gli utenti del web residenti nella città piemontese, tanto che anche il quotidiano locale NewsBiella.it ha riportato integralmente il post di riferimento.
Ad analizzare il termine il glottologo-semitista Salvatore Dedola: “Il Dizionario Etimologico della Lingua Italiana – spiega a un certo punto lo specialista – lo considera di “origine incerta”, e non dà credito alla parentela con la voce francese; a sua volta H. Hubschmid inventa come capostipite un preromano *bakassa ‘ragazza’ [ZrPh LXVI (1950) 344, VR 19 (1960) 246, citato dal DELI].F. D’Ascoli (Nuovo Vocabolario Dialettale Napoletano) non s’azzarda a prendere posizione diretta, scrivendo che ‘il termine viene fatto risalire a un relitto mediterraneo per il caratteristico suffisso -asso; la grafia più vicina all’origine è bagassa; in Silio Italico (V,410) si registra il nome di un soldato cartaginese Bagasus; non si esclude un rapporto con baga = ‘fastello’ di appartenenza mediterranea ligure, cui si accosta il gr. phákelos = ‘fascio, fastello’”.Si può notare che i tre tentativi etimologici su citati vagano nella disperazione, poiché non riescono a staccarsi dalla pregiudiziale latina”.
Il glottologo-semitista sardo, quindi, non soddisfatto delle teorie linguistiche italiane e tantomeno di quelle europee, presenta la sua ipotesi di origine del termine. “L’invereconda pantomina dei linguisti succitati – afferma Dedola -è l’emblema del vergognoso stato in cui versa la ricerca linguistica in Europa, dove l’ideologia ariana (come dire, la Scuola Germanica) detta legge da 150 anni e nulla può essere tentato per scardinare il sarcofago di piombo entro cui i cattedratici si sono rinchiusi. In realtà, questo termine sardo-mediterraneo ha più di una opzione (parlo di opzioni serie) da cui provenire”. E precisamente, spiega il linguista sardo, potrebbe derivare dal sumerico oppure dall’accadico – e qui riprende la teoria del romanziere Pier Paolo Sciola.
“Indubbiamente – continua Dedola – le basi etimologiche provenienti dalla costa sud sono numerose e tutte pregnanti; ma la voce più consona e più arcaica è senz’altro l’egizio bagasa ‘revolt, rebellion, riot; rivolta, ribellione’. Senza dubbio questo termine poté diventare pure nome virile, soltanto virile, come testimoniato dal punico Bagasus. Invece lo stesso termine, inteso al femminile, finì per indicare la ‘prostituta’. L’eg. bagasa può essere smembrato a sua volta nella seguente successione sillabica: ba ‘simulare’ + ga ‘essere in grande bisogno’ + sa ‘malizia’. Quindi in origine significò ‘chi simula il bisogno con malizia’”.
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