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Qualche settimana fa ha denunciato sui social network di aver scoperto una trattativa per la vendita di trenta ettari delle colline della Marmilla ai costruttori di pale eoliche, con il rischio di ipotecare per almeno vent’anni il territorio del paese, deturpandone l’ambiente, gravandolo di vincoli, per un vantaggio economico dei soli compratori. Maurizio Onnis, sindaco di Villanovaforru, è un indipendentista combattivo, dalle idee chiare e dal molto coraggio. Dopo trent’anni da professionista passati a far la spola tra Roma e Milano, è tornato in Sardegna per combattere la sua battaglia più importante: fare il sindaco di frontiera, creare una nuova consapevolezza. “Tutti dobbiamo crescere, cambiare mentalità, provare ad affrontare e vincere le nuove sfide del presente. E invece spesso ci accontentiamo: preferiamo restare ultimi in serie A che vincere lo scudetto. Eppure potremmo farlo: abbiamo testa, cuore e risorse. E invece…”.

Invece cosa, Onnis?

“Invece stiamo ancora lottando per rivendicare diritti fondamentali. Mentre se capissimo che ognuno deve fare la sua parte, potremmo andare molto lontano”.

In che modo?

“Intanto cambiando il manico del bastone: per esempio quando andiamo alle urne”.

Magari con un Partito dei sindaci?

“Il problema non è creare un partito nuovo, cambiare il nome a quelli che già ci sono, aggregare sigle, scindere sigle. L’alchimia politica offre possibilità quasi infinite. Il problema è la testa con cui si fanno le cose. Nessuna di queste operazioni porterà da qualche parte finché la politica sarda vedrà se stessa come eterna mediatrice di interessi tra Sardegna e Italia, continentali ricchi, capaci, attivi e sardi poveri, incapaci, passivi. E, su scala minore, tra Cagliari e “zone interne”, centro e periferia, potente e debole. L’autodeterminazione è un’altra cosa: prima di tutto, considerare i sardi cittadini di pieno diritto e non sudditi, uomini e donne di dignità pari a quella di chiunque altro. Se la testa gira su questo perno, cessano d’incanto atti e atteggiamenti umilianti per la politica e tutti noi abitanti dell’Isola. E allora se ne possono fare anche cento, di partiti nuovi”.

Onnis crede nell’autodeterminazione energetica: sole e vento sono risorse naturali strategiche per Sardegna. Non si possono cedere. “E certamente non si può cederle per niente” dice. In attesa che la politica regionale lo capisca, la Corona de Logu ha invitato tutti gli amministratori locali, indipendentisti o meno, a un cambio radicale di rotta. Cosa può fare il sindaco di un piccolo paese? “Di certo non può aprire un ospedale o creare nuove scuole. Ma creare consapevolezza, sì. La democrazia energetica per esempio è possibile, a partire dalle nostre comunità. Questa è autodeterminazione dal basso: praticabile, comunicabile, vantaggiosa. Perché non provarla?”.

E dunque?

“Dobbiamo imparare a fare sistema, non aver paura di rischiare e di investire dove c’è mercato. E’ importante cominciare: almeno partendo dalle numerose e concrete prerogative che ci offre lo Statuto Speciale. E poi incentivare la partecipazione. Io l’ho promesso nel mio programma elettorale: ogni decisione importante per il territorio deve essere condivisa. E così sta avvenendo. Gli abitanti di Villanovaforru per esempio decideranno come spendere 400mila euro ottenuti dal Ministero dell’Interno e destinati alla sistemazione delle strade, sia di campagna sia di paese. Sceglieremo assieme che strade mettere a posto. Questa è partecipazione. E sono sicuro che, col tempo, iniziative simili serviranno a far maturare nelle coscienze un nuovo modo di essere cittadini. A Villanovaforru e in Sardegna”.

Per concludere, Onnis, se è vero che l’Isola è spesso bistrattata e snobbata dal potere centrale, perché da noi non attecchisce l’idea di un sano indipendentismo, che è così forte in Catalogna?

“Servirebbe una fortissima coscienza nazionale. Ma per cominciare basterebbe interessarsi di più alla cosa pubblica, non accontentarsi. Si cresce solo se si lavora insieme”.

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