L’anno appena trascorso è stato in qualche modo l’anno della ripresa, un po’ alla volta, della quotidianità, delle piccole abitudini e di un ritorno più vicino alla socialità pre-pandemia, con tutte le riserve del caso. Abbiamo visto il ritorno alle uscite con gli amici, gli Europei di calcio e le Olimpiadi assaporate in compagnia. Abbiamo ricominciato a viaggiare, a varcare i confini e ad esplorare, seppur sempre con una certa prudenza.
D’altra parte, questo è stato anche l’anno della consapevolezza: della nostra impronta nel mondo in cui viviamo, dei giovani in piazza per il cambiamento climatico, che si è manifestato violentemente tra incendi diffusi rapidamente nei nostri boschi, e alluvioni che hanno colpito i centri cittadini e i raccolti delle campagne. Un motivo in più, per tanti che vivono alla periferia del mondo, per lasciare il proprio paese e intraprendere viaggi lunghi settimane, talvolta mesi.
La Sardegna, sebbene si trovi nel bel mezzo del Mediterraneo, un po’ più distante dai confini della penisola madre, è stata coinvolta pienamente da tutti questi cambiamenti in corso, che abbiamo provato a riassumere in dieci notizie.
Gli incendi nel Montiferru e le alluvioni del Sud Sardegna
A partire dai primi dieci giorni del luglio scorso fino ad agosto inoltrato, la Sardegna ha visto bruciare centinaia di ettari di territorio con oltre 37 roghi divampati nell’Oristanese, nel Campidano e parte dell’area barbaricina. In particolare, a farne le spese maggiori è stato il Montiferru, nei paesi di Santu Lussurgiu e Cuglieri, evacuati per il divampare delle fiamme all’interno dei centri abitati. Le immagini dei boschi, delle piante secolari, della fauna selvatica e non, sono ancora impresse nella memoria di chi quegli attimi li ha vissuti in prima persona. C’è chi ha provato a spiegare le ragioni di quanto accaduto con una falla nel sistema antincendio nell’Isola. Tra gli altri, Giorgio Pelosio, direttore tecnico della EPG, ex Teletron, esperto in sistemi per la prevenzione degli incendi boschivi, che abbiamo contattato appena dopo scoppiati gli incendi. Altri, invece, sostengono che la causa principale sia da ricercare nel cambiamento climatico, che porterà a periodi di grave siccità alternati ad alluvioni e piogge violente. Proprio com’è successo nel Sud Sardegna nel mese di novembre, quando delle vere e proprie bombe d’acqua si sono abbattute sulla città di Cagliari e nell’hinterland, paralizzando la città e i centri abitati circostanti. Stessa sorte è toccata poi a Mandas, Baressa e Baradili appena un mese dopo, dove interi raccolti sono andati perduti.
L’arresto di Graziano Mesina
Dopo un anno e mezzo di latitanza, l’ex bandito sardo Graziano Mesina è stato arrestato il 18 dicembre scorso a Desulo. Conosciuto come “primula rossa”, era stato condannato a 24 anni di reclusione, ma stava per essere nuovamente incarcerato perché la Cassazione aveva confermato una ulteriore condanna a 30 anni per associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di droga. Per anni è stato considerato un Che Guevara in mezzo al Mediterraneo, tra decine di arresti di persona, omicidi e fughe dal carcere. Un mito che è andato via via affievolendosi, rivelando la vera ragione di questi gesti: l’arricchimento personale e di pochi intimi.
Le medaglie alle Olimpiadi di Tokyo
Questa estate verrà ricordata anche per l’incetta di medaglie italiane alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Tra i tanti atleti che sono saliti sul podio, ci sono anche tre sportivi sardi. I velocisti Filippo Tortu, originario di Tempio Pausania, e Lorenzo Patta di Oristano, hanno conquistato la medaglia d’oro della staffetta 4×100 insieme ai compagni di squadra Jacobs e Desalu. Premio che i due campioni hanno dedicato proprio alla Sardegna. Nelle stesse competizioni il canottiere Stefano Oppo, anche lui oristanese, riceve una medaglia di bronzo che vale oro insieme al compagno di squadra Pietro Ruta. Ancora, la velocista cagliaritana Dalia Kaddari si è qualificata alle semifinali dei 200 metri.
La chiusura dei reparti ospedalieri in “periferia”
La pandemia da Covid ha mostrato, anche in Sardegna, tutte le falle del sistema sanitario-ospedaliero, in cui la carenza di personale, di strutture adeguate e di una rete coesa che supporti le cure mediche anche nei centri più periferici dell’Isola è sempre più preoccupante. È il caso del San Giuseppe di Isili, nel Sud Sardegna, dove il pronto soccorso garantisce solo due turni su tre: manca il turno notturno (dalle 20 alle 8 della mattina successiva). Per questo, i sindaci del Sarcidano e della Barbagia di Seulo, lo scorso 20 agosto, si son tolti la fascia tricolore in segno di protesta. A Nuoro, il reparto di Cardiologia dell’ospedale San Francesco versa in condizioni sempre più precarie e sette dirigenti medici del pronto soccorso hanno rassegnato le loro dimissioni all’inizio di dicembre. Una settimana fa, però, la Giunta Solinas è intervenuta per salvare il salvabile, trasformando il reparto in questione da struttura a direzione ospedaliera a struttura a direzione universitaria. Stessa situazione per il reparto di Radiologia dell’ospedale Nostra Signora di Bonaria di San Gavino Monreale, a rischio chiusura per mancanza di specialisti. Di pochi giorni fa, infine, l’occupazione del CTO di Iglesias da parte del sindaco Mauro Usai, che ha mobilitato gran parte dei suoi concittadini, scesi in piazza a manifestare contro le condizioni difficili in cui versa il reparto di Chirurgia, anche in questo caso per mancanza di specialisti.
Femminicidi, in Sardegna due vittime in 48h
È del 13 dicembre scorso l’ultimo femminicidio registrato in Sardegna. Mihaela Kelics, 50 anni di origine rumena, è stata uccisa a coltellate nella sua casa di Quartu, in via Della Musica. Le indagini sono ancora in corso, ma il primo sospettato è il suo compagno, sardo, con cui conviveva da qualche mese.
Il 10 settembre scorso, si contavano due femminicidi nell’arco di due giorni, uno tentato e l’altro riuscito. Il primo a Sennori, in provincia di Sassari, una donna di 48 anni, Piera Serusi, è stata gravemente ferita da due colpi d’arma da fuoco dal suo compagno Adriano Piroddu, 42 anni, che si è impiccato successivamente nel suo garage. La donna si è trascinata al pronto soccorso e si è salvata. L’altro, a Quartucciu. La vittima è una donna di 60 anni, Angelica Salis, accoltellata ripetutamente dal marito Paolo Randaccio di 67 anni. La lista è lunga, e non riguarda soltanto l’Isola, bensì tutta Italia, dove nel 2021 si contano 103 donne uccise. Nella maggior parte dei casi si tratta di crimini perpetuati dai propri compagni, conviventi, ex o mariti. Un fenomeno che dobrebbe allarmare le nostre istituzioni e dar vita a un processo di trasformazione radicale della società in cui viviamo.
Farmaci anti-Covid all’Università di Cagliari
Le case farmaceutiche stanno sperimentando farmaci sempre più efficaci contro Covid, che presumibilmente saranno disponibili fra circa un anno. Ma un contributo fondamentale per la cura del Covid potrebbe essere dato dai laboratori sardi, come lo spray nasale che neutralizza il virus in ingresso nelle vie respiratorie. Sardegna Ricerche ha poi annunciato nei giorni scorsi alcune scoperte su cui stanno studiando i ricercatori dell’Università di Cagliari: tra le più importanti c’è quella di una molecola in grado di impedire al coronavirus di moltiplicarsi e diffondersi. Presupposto fondamentale per la realizzazione di un farmaco specifico in grado di curare efficacemente il Sars-Cov-2. Ne abbiamo parlato in questa audio intervista con il professor Elias Maccioni, docente di Chimica Farmaceutica nel Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente dell’Università di Cagliari.
Joao Pedro si aggiudica la maglia azzurra
Si era paventato da mesi, la conferma è arrivata a metà dicembre. Il capitano del Cagliari Joao Pedro è stato convocato dal CT della Nazionale Roberto Mancini per indossare la maglia azzurra. A gennaio si terrà lo stage, in preparazione del delicatissimo spareggio play-off per la qualificazione per il Mondiali del 2022 in Qatar. “Sarei onorato”, aveva detto l’attaccante brasiliano con cittadinanza italiana. “L’Italia è la Nazionale più forte della storia, questo Paese mi ha dato tutto quello che ho. A casa mia siamo tutti italiani”.
Identità di genere e lotta alle discriminazioni, nell’Isola arriva Zan
Questo è stato l’anno in cui si è discusso tanto di identità di genere e lotta alle discriminazioni. La sfera sociale è tornata ad essere tra i trend topic dei dibattiti social (e non solo). C’è chi, come la scrittrice Michela Murgia, si è battuta per l’introduzione dello “schwa” nel parlato e, soprattutto, nello scritto, come tratto di inclusione di tutti coloro che non si sentono rappresentati né dal genere maschile né da quello femminile. Battaglia condivisa apertamente anche dalla sociolinguista Vera Gheno, ospite del Festival Pazza Idea, che abbiamo avuto l’occasione di incontrare. Ma tra i volti simbolo della lotta in difesa dei diritti Lgbtq+, che hanno preso parola nell’Isola, c’è anche Alessandro Zan. Il deputato PD è il firmatario del disegno di legge che prende il suo nome, il “ddl Zan”, contro i crimini d’odio e in particolare l’omolesbobitransfobia, la misoginia e l’abilisimo, affossato in Senato lo scorso ottobre. “Ci hanno chiesto di mediare, e noi abbiamo provato a mediare in tutti i modi, ma non abbiamo mai accettato di mediare sulla dignità delle persone”, ha ribadito più volte Zan al T-Hotel di Cagliari di fronte a un pubblico variegato, fatto di giovani, meno giovani, donne e tante bandiere arcobaleno. Nel capoluogo sardo, poi, è arrivata anche l’avvocata più seguita del web, Cathy La Torre. In occasione dell’apertura del convegno “Magistratura tra realtà e finzione. La forza del pensiero critico”, organizzato da Area democratica per la giustizia, ha trattato di “giustizia riparativa”. “Molto di quello che avviene attorno ai crimini d’odio online, come un atto di diffamazione, un insulto gratuito online o una minaccia – ha detto La Torre -, è una conseguenza del fatto che noi viviamo la rete un po’ come un giardino pieno di spazzatura”.
La Sardegna diventa Zes
Il 14 dicembre scorso arriva l’ufficialità: anche la Sardegna diventa una Zona economica speciale (Zes). “Una giornata storica”, ha commentato il presidente della Regione Christian Solinas. L’iniziativa è legata al Decreto Sud (D.L.91/2017), che prevede una serie di misure volte a favorire lo sviluppo economico del Mezzogiorno. L’obiettivo, quindi, è quello di far crescere la competitività e il generale rafforzamento di tutto il tessuto produttivo attraverso l’aumento di investimenti – anche stranieri -, l’aumento delle esportazioni, la creazione di nuovi posti di lavoro e l’aumento dell’innovazione.
Spopolamento, un tema sempre più imminente
Nel 2020 la popolazione della Sardegna è scesa sotto il milione e 600 mila abitanti: da 1.611.621 abitanti a 1.598.225, con una perdita dunque di 13.396 unità. Ad incidere pesantemente è il netto calo delle nascite, di diverse centinaia di unità inferiore al numero dei morti (-610 per il 2020) e il saldo migratorio totale, inteso come differenza tra emigrati e immigrati (-2650 per il 2020). Dati che allarmano e sui quali è necessaria una profonda riflessione. Ne abbiamo parlato con diversi esponenti dell’ambito sociale, culturale e politico in Sardegna, che spesso si sono interrogati riguardo il concetto di “paesitudine”: il giornalista Vito Biolchini, il presidente Anci Emiliano Deiana e il docente di Cinema all’Università di Cagliari Antioco Floris.
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