“Non lo sapevano in tanti, ma ho subito violenza, da minore, ho subito violenza fisica da parte di un pubblico ufficiale”. Lo racconta in un post su Fb l’artista di San Sperate Manu Invisible, anticipando la sua prossima opera, realizzata su un furgone della Polizia abbandonato.
“Stavo scappando, più per la paura di provocare un dispiacere a chi mi stava accanto, che in realtà dall’uomo che mi chiese i nominativi – scrive -. Nonostante la fuga me li sono beccati. Testa contro l’inferriata, pugni e calci, una volta irrigidito dal terrore, il rischio che il mio braccio venisse spezzato per completare definitivamente la fase di ammanettamento. Un’imprudente ragazzata che velocemente si è trasformata in abuso di potere”.
“Risparmio volentieri il proseguo di questa amara storia, che fortunatamente ha rafforzato ulteriormente il rapporto, con una persona che non ha mai smesso di credere in me – prosegue l’artista -. Ho tentato di perdonare quell’uomo in divisa, l’ho potuto fare soltanto davanti a una condizione: quando il destino, in quella stessa strada dove si consumò quell’avvenimento, più di 10 anni dopo, decise di farmi realizzare un grande lavoro pubblico. Lo feci con forte passione e al termine del lavoro mi impegnai a nascondere all’interno della composizione un messaggio subliminale (un contenuto simbolico nascosto all’interno dell’opera pittorica). Scrissi in stampatello maiuscolo il nome e cognome di quell’uomo e ciò che ebbe il coraggio di fare alla mia persona. Fiat iustitia ruat caelum. Questa – conclude il writer – è un’introduzione al post che uscirà domani, dove apparirà la mia ultima opera realizzata sul relitto del furgone della Polizia di Stato che giace abbandonato in questa foto”.
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