Ci sono persone che quando vanno via lasciano un vuoto incolmabile. Ma che lasciano anche un grande senso di amore e di pace. Non solo, comprensibilmente, in chi le ha conosciute bene e ha avuto modo di convivere dei momenti con loro. Ma anche in chi non ha avuto modo neppure di scambiarci una parola, se non qualche battuta virtuale. Una sensazione che, questa volta, è meno comprensibile.
A volte queste persone possono esser vestite con una tuta sportiva e avere un enorme cespuglio di riccioli, come era capitato con il pilota Marco Simoncelli, il Sic, la cui morte improvvisa a Sepang, in Malesia, qualche anno fa, aveva suscitato una grande commozione andata oltre il mondo delle corse in moto.
Altre volte queste persone possono essere vestite con una tunica o magari con un clergyman. E avere un sorriso trascinante sempre stampato in faccia.
Pisto, Pistol, don Alby, don Albertino, insomma don Alberto Pistolesi, era sicuramente una di quelle persone, accomunate dalla capacità di trasmettere all’esterno la loro impetuosa, trascinante, voglia di vivere.
“In quel sorriso, che avevi sempre stampato in faccia, si leggeva tanta gioia, serenità, entusiasmo e voglia di vivere che riuscivi a diffondere su qualsiasi persona che ha avuto il piacere di conoscerti”, scrive Martina in uno degli innumerevoli post che da ieri pomeriggio affollano la bacheca Faceboock del giovane parroco di Sinnai.
Testimonianze di chi lo ha conosciuto, che raccontano di matrimoni celebrati, funzioni religiose, momenti di svago in oratorio, partite e birre bevute in compagnia. Sacerdoti, parrocchiani, allievi, amici.
“Mi sento profondamente ferito nella fraternità e nella paternità – scrive, visibilmente provato don Giulio, commentando lo scatto di una messa officiata insieme qualche anno fa nella chiesa quartese di Santo Stefano -. Una sensazione nuova e di difficile gestione emotiva. Ma sento anche nel cuore come una brezza mattutina, leggera e pacificante, di risurrezione, di vita oltre la morte!”.
E’ proprio una scanzonata leggerezza quella che traspare scorrendo i post della pagina fb del giovane sacerdote, sormontata da una grande foto del presidente della Regione Christian Solinas che posa a Sassari accanto all’ex senatore della Repubblica Antonio Razzi. Segno di uno spirito ironico, capace di volare sempre oltre gli abiti e oltre le etichette.
Infatti, al di là delle testimonianze di chi ha condiviso con don Alberto una fede comune, sono ancora più toccanti e incisive quelle di chi è stato colpito dalla sua umanità senza avere un credo da condividere. “Una di quelle notizie che ti colpiscono dritto in faccia e che ti fanno star male – scrive il gestore della pagina Fb Gesù di Cagliari, postando lo screenshot del suo dialogo con il sacerdote, sostenitore entusiasta dell’ironia dissacrante della pagina -. Non conoscevo di persona Alberto Pistolesi, ci siamo sentiti su Facebook. Alberto era un sacerdote che mi conquistò con questo messaggio meraviglioso che sono andato a cercare. Giovane, divertente, amato da tutti… mi mandava sempre gli auguri di Natale. Oggi ci ha lasciato all’improvviso per via di un incidente, lasciando una folla di persone che lo amavano a vagare smarrite a chiedersi perché. Non sono qui a cercare di rispondere a quella domanda, né a farmela io stesso. Sono qui solo per ricordare Alberto nel miglior modo che io possa a fare, con questo suo messaggio stupendo che dal primo istante mi aveva conquistato”.
“Ora come farò a dissacrare tutto senza poter ridere con te della realtà che ci circonda? A volte assurda, a volte triste, a volte meravigliosa.- si chiede Claudia, nota giornalista cagliaritana sedicente atea -. Ho letto la notizia decine di volte. Non posso credere che sia successo. Che sia successo a te e alla comunità che così bene riuscivi ad ascoltare, a consigliare, a comprendere”.
“Se nella Chiesa ci fossero solo persone così alle messe ci sarebbe la fila tipo Black Friday o uscita del nuovo iPhone – scrive Marcello, un altro cronista del capoluogo-: una persona meravigliosa, quanto di più lontano dallo stereotipo del prete abbia mai visto un aggregatore di persone e una carica inesauribile di energia e goliardia che avrebbe coinvolto tutti in qualunque contesto sociale, dai mangiapreti ai bigotti”.
“Sapevi conquistare chiunque: atei, agnostici, anticlericali. Nessuno poteva non amarti come persona squisita quale sei sempre stata – scrive un altro amico -. Un uomo normalissimo oltre che messaggero di Dio che non era ipocrita e riconosceva i mali della Chiesa pur restandone saldamente fedele”.
“Servirebbero un sacco di persone come te in grado di avvicinare e tenere unite le persone nonostante le differenze di fede o di credo”, scrive Chiara, una sua alunna. Mentre Ignazio, diacono cagliaritano con cui don Alberto stava collaborando fino ai giorni prima della scomparsa, si rammarica per i progetti non andati in porto.
“Tranquillo, quando siamo pronti partiamo. Non ho fretta”, gli aveva scritto, pochi giorni fa. Ma forse qualcuno, lassù in alto, aveva parecchia fretta di riprendersi quella vita che sprigionava amore per la vita e per gli altri.
Disegni, questi, che forse solo chi ha una fede incrollabile può comprendere. “Ho riempito secchi di lacrime – scrive Barbara – ma ora … ora inizio a squagliare ad alte temperature tutte le belle parole che ci siamo scambiati, tutti i sorrisi che ci siamo regalati, tutta la bellezza della nostra Amicizia e ne faccio un’armatura che mi protegga”.
“Ciao Don Alby, grazie, per essere stato presente in questa terra, chiunque ti abbia incontrato nel proprio cammino si è sentito un po’ più ricco – scrive Giulia -. Hai donato a tutti un po’ di te, della tua energia, della tua solarità, della tua pazzia e spensieratezza positiva. Con Il tuo modo di vivere la vita e la società moderna ineguagliabile, a noi alunni, come a tanti altri giovani, ci hai insegnato tanto. Ti vorrò per sempre bene”.
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