I giovani si informano quasi esclusivamente sui social network ma non si fidano dei social, fonte spesso di notizie fake. Però si fidano dei giornali. Ma non li leggono. Del rapporto tra i ragazzi e il mondo dell’informazione, con particolare riferimento ai 17 obiettivi tracciati dalla Agenda 2030 dell’Onu per uno sviluppo sostenibile, si è parlato questa mattina durante un incontro organizzato dall’Ucsi Sardegna nel seminario di Cagliari.
Durante l’incontro è stato presentato il volume Pensare il futuro – I 17 obiettivi dell’Agenda visti dai giovani e raccontati dai giornalisti, una ricerca realizzata dalla Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università Salesiana e dall’UCSI (Unione Cattolica della Stampa Italiana) per indagare sulla conoscenza che hanno i giovani dell’Agenda Onu e per interrogare il mondo dell’informazione mainstream sullo spazio che viene dato al documento e sulle modalità con cui vengono affrontati i temi che pone.
Il volume è stato il contributo dell’Ucsi alla 49a Settimana Sociale che si è svolta qualche settimana fa a Taranto, in cui proprio l’alleanza e il coinvolgimento dei giovani, sempre più pericolosamente disimpegnati dalla vita politica del Paese, è stato uno dei punti centrali.
“Bisogna scommettere sui giovani anche in un mercato dell’informazione che si sta disgregando”, ha detto il neo presidente dell’Ucsi Vincenzo Varagona prima che Paola Springhetti, una delle autrici del volume, illustrasse i contenuti della ricerca.
Da un questionario online somministrato tra maggio e giugno 2021 ai giovani di età compresa tra i 18 e i 32 anni (hanno risposto in 451, prevalentemente donne) è emerso che questi si informano prevalentemente sui social network, i telegiornali e il web, perché li considerano accessibili e aggiornati in tempo reale. Questo nonostante considerino più affidabili la stampa quotidiana e periodica, insieme alle tv all news e ai giornali radio. Al di fuori degli strumenti di comunicazione, i ragazzi si fidano di più di ricerche scientifiche e scienziati, libri e docenti, parenti, amici e molto meno di politici e partiti, ma anche degli influencer.
Nei giovani – è emerso dal questionario – il concetto di “sostenibilità” è connesso prima di tutto con le tematiche ambientali e, in secondo luogo, con quelle di tipo economico per finire, poi, con questioni più spiccatamente sociali, quali l’equità, la giustizia e la lotta alle disuguaglianze. Dato interessante è che i nostri ragazzi sono convinti che responsabili dei problemi che oggi rendono insostenibile lo sviluppo siano prima di tutto il comportamento delle persone (8.97 punti su 10) ma quasi altrettanto la politica (8,89 su 10). Quanto alle preoccupazioni per il futuro, la grande maggioranza (92%) si dichiara abbastanza o molto preoccupato per la possibilità di trovare (o mantenere) lavoro in futuro. Inoltre i giovani sono preoccupati per l’inquinamento ambientale (53,0%); la violenza/delinquenza presente nella società (bullismo, mafia, criminalità, terrorismo…) (43,8%); la crisi economica mondiale (43,2%).
Per indagare i rapporti tra informazione mainstream e Agenda Onu sono stati intervistati 9 direttori, 8 giornalisti e 7 fonti di informazione, per cercare di capire come l’informazione mainstream si occupa dell’Agenda 2030 e dei suoi temi e quali difficoltà incontra. Ne è uscito un paesaggio articolato, caratterizzato da evidenti differenze, anche se tutti gli intervistati ne riconoscono l’importanza.
Una prima differenza è tra testate grandi e testate piccole. Nelle prime ci sono stati cambiamenti profondi: man mano che alcuni temi si imponevano, gli si dedicavano più spazi, con nuovi prodotti, nuovi progetti, investendo quindi anche in risorse umane. Nelle testate più piccole ci si è invece limitati a ricavare qualche spazio nella programmazione ordinaria, anche se tutti riconoscono la necessità di offrire approfondimenti, non limitandosi alle notizie di cronaca. Una seconda differenza si gioca sugli obiettivi a cui si dà più spazio, che sono in genere energia, transizione ecologica, welfare, parità di genere, educazione (anche perché incrociano maggiormente la cronaca, anche quella locale). Mentre le testate laiche sembrano privilegiare i temi ambientali, quelle cattoliche segnalano come centrale il tema della povertà, delle disuguaglianze, e in seconda battuta della pace e della solidarietà. Complicato rimane il rapporto con le fonti, soprattutto quelle istituzionali (citate soprattutto dai direttori), che spesso usano linguaggi troppo specialistici, propongono temi difficilmente notiziabili, non sono disponibili a chiarimenti e approfondimenti. Più semplice è il rapporto con le fonti della società civile (associazioni, movimenti, eccetera), citate soprattutto dai giornalisti e dalle testate cattoliche.
Tra le tante proposte avanzate perché l’Agenda Onu possa essere meglio conosciuta, ci sono lo stanziamento da parte dello Stato di fondi ad hoc, perché le testate possano sviluppare rubriche specifiche su questi temi; l’istituzione di una giornata dedicata (come ad esempio c’è quella dedicata alla Shoah); la creazione di app che quantifichino quanto ogni comportamento sbagliato incida sull’ambiente; un maggiore coinvolgimento delle scuole e del non profit, che dovrebbe “appropriarsi” maggiormente dell’Agenda.
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