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“La stragrande maggioranza dei sindaci sardi non arrivano ai 1.000 euro al mese con responsabilità sul fronte sanitario, della protezione civile, della gestione finanziaria e contabile che farebbe impallidire chiunque dotato di un minimo di raziocinio e autocontrollo. Il Parlamento approvi subito le modifiche richieste dalla Sardegna; il Governo si impegni in tal senso col sostegno di tutte le forze politiche”. Questo lo sfogo del presidente dell’Anci Sardegna Emiliano Deiana dopo gli aumenti delle indennità alle fasce tricolore contenuta nella legge di Bilancio approvata dal Consiglio dei ministri, che all’articolo 146 prevede che l’indennità di funzione dei primi cittadini “può essere incrementata, in misura graduale per ciascuno degli anni 2022, 2023 e in misura permanente a decorrere dall’anno 2024, sulla base del trattamento economico complessivo dei presidenti delle regioni”. L’aumento infatti vale solo per i primi cittadini delle Regioni a statuto ordinario perché per quelle a statuto speciale serve una legge regionale, che in Sardegna manca.

L’Anci Sardegna ha chiesto all’associazione nazionale dei comuni di intervenire in Parlamento con forza per correggere il tiro: i sindaci e gli amministratori sardi sono infatti gli unici discriminati in quanto manca una normativa regionale ad hoc e le indennità sono regolate dalle leggi dello Stato in quanto non si è mai provveduto ad una regionalizzazione della finanza locale.

Per questo il presidente dell’Anci Sardegna  chiede che “tutti i gruppi parlamentari intervengano a correggere questa evidente stortura giuridica che inserisce elementi discriminanti nel sistema: formalmente siamo in una Regione a Statuto Speciale, ma ai sindaci sardi si applicano le norme indennitarie previste dalle norme nazionali“.

“Ho chiesto l’intervento del ministro Gelmini, che subito si è attivata per la ricerca di una soluzione con il ministro Lamorgese per evitare sperequazioni a danno dei  primi cittadini sardi”, ha annunciato il deputato sardo e coordinatore regionale di Forza Italia, Ugo Cappellacci, dopo aver accolto l’appello dell’ANCI Sardegna e dei sindaci dell’isola. “Chi guida una città lavora a tempo pieno, giorno e notte, con responsabilità superiori perfino a chi fa il parlamentare o il consigliere regionale. È giusto che questo impegno venga riconosciuto sia perché, in caso contrario, aumenteranno i comuni in cui nessuno si presenta alle elezioni sia perché non si candiderebbe chi per esercitare un ruolo pubblico rinuncia per 5 anni alla propria vita professionale. La versione originaria della Finanziaria- osserva Cappellacci- non comprendeva la Sardegna perché a statuto speciale. Abbiamo chiesto di mettere tutti sullo stesso piano e di includere anche i sindaci dell’isola in quello che è un equo riequilibrio delle indennità”.

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