Come vengono gestiti i beni pubblici a Cagliari? Come viene gestito il patrimonio della Regione Sardegna? Per scoprirlo non bisogna andare molto lontano. Basta affacciarsi in via XXVIII Febbraio, proprio davanti a piazza Giovanni XXIII, dove il portone dell’ex hotel Enalc, storica sede dell’assessorato regionale al Lavoro dove in passato migliaia di sardi hanno protestato e si sono accampati per rivendicare i loro diritti, è oggi desolatamente chiuso.
La storia dell’Ex Enalc Hotel
Edificio di proprietà della Regione Sardegna, l’ex hotel Enalc è stato per tanti anni sede dell’assessorato fino a quando, siamo all’incirca nel 2013, l’amministrazione – chiamata a mettere in sicurezza l’impianto elettrico e quello antincendio dell’edificio – preferì, inspiegabilmente, abbandonare l’edificio di proprietà regionale ed iniziare le procedure per trasferire direttamente gli uffici pubblici nella torre di via San Simone, con costi enormemente più alti per le casse regionali.
L’intenzione incomprensibile di spostare l’assessorato del Lavoro in via San Simone era stata immediatamente contestata dai dipendenti, coadiuvati dalle loro sigle sindacali. Nel giugno 2015 Cgil FP, Uil-Fpl Sadirs e Fedro, le sigle che rappresentano i lavoratori del pubblico impiego, avevano infatti presentato un dettagliato esposto sia alla Procura della Repubblica che alla Corte dei Conti, ricostruendo la vicenda ed evidenziando l’incongruenza di un trasferimento reputato inadeguato sotto diversi punti di vista.
Innanzitutto dal punto di vista economico. In barba alla spending review – tormentone di quel periodo – la Regione sarda, invece di utilizzare un immobile di sua proprietà, aveva deciso di prendere in affitto un immobile da un privato sostenendo spese esorbitanti: l’esposto dei sindacati – datato 2015 – parlava di un milione di euro all’anno per l’affitto della sola torre di via San Simone. Costi che in questo periodo sono lievitati.
Eppure nonostante una battaglia sindacale durissima il trasferimento è regolarmente avvenuto a partire dal gennaio 2016. Per la verità non si è trattato di una scelta indolore neppure per la Giunta regionale allora in carica. In una nota indirizzata all’allora presidente Pigliaru e ad altri assessori e dirigenti regionali l’assessore ai Lavori Pubblici Paolo Maninchedda aveva nettamente preso le distanze da quella scelta, dicendo chiaramente no ad un trasferimento che, evidentemente, comportava un aggravio di costi per l’amministrazione regionale.
La scelta di abbandonare la storica sede dell’ex hotel Enalc era stata reputata dai sindacati estremamente inadeguata anche per l’illogicità di trasferire ai pian alti di una torretta un assessorato che deve avere sportelli aperti al pubblico. Tanto che negli anni successivi si è reso pure necessario smembrare l’assessorato del Lavoro ed una parte di questo è stato trasferito in viale Trieste, in un immobile questa volta di proprietà regionale.
Insomma: la scelta di abbandonare l’ex hotel Enalc di via XXVIII Febbraio è apparsa ai più una scelta irrazionale sotto tanti punti di vista. Ma al di là delle carte bollate, perse nei meandri della burocrazia, quel che salta agli occhi è che ancora oggi – a distanza di cinque anni – l’ex Enalc hotel, prestigioso edificio di proprietà della Regione nel centro di Cagliari, è ancora desolatamente sprangato, mentre la Regione paga una barca di soldi pubblici per l’assessorato che vi era ospitato. Ciliegina sulla torta: i cittadini continuano a pagare un affitto milionario per una sede che a quanto pare non è neppure a norma (esattamente come quella che a suo tempo era stata abbandonata per un impianto elettrico da mettere in sicurezza).
Oggi l’edificio di Piazza Giovanni XXIII sembra dimenticato. Per anni l’ex hotel Enalc è rientrato tra i beni che la Regione cercava disperatamente di alienare per fare cassa, ma dopo tante aste andate regolarmente deserte probabilmente è stata persa la speranza di venderlo. Ai tempi della vertenza tra Regione e Nuove Iniziative Coimpresa per l’area archeologica di Tuvixeddu l’ex Enalc era stato anche proposto ai costruttori, insieme ad altri beni di proprietà regionale e qualche decina di milioni, in cambio dei terreni edificabili sottoposti a vincolo. Ma anche in quel caso non se ne fece nulla: Coimpresa rifiutò l’offerta e andò avanti, ottenendo alla fine un mega indennizzo ben più remunerativo.
Resta – per chi passa – la porta sprangata di un ex albergo che oggi, senza una adeguata manutenzione, rischia davvero di cadere a pezzi. E ricorda ai cagliaritani, che tante volte hanno manifestato davanti a quel portone per rivendicare i loro diritti, cosa vuol dire amministrare senza alcun criterio i beni pubblici e spendere il denaro pubblico in affitti milionari che con più di attenzione si sarebbero potuti tranquillamente evitare.
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