Virginia Saba

Virginia Saba negli ultimi anni è diventata un volto molto noto al grande pubblico. In pochi però conoscono la sua vicenda personale, la sua profondità e la sua ricerca. Recentemente ha dato alle stampe un testo, Il suono della bellezza. Note di vita e filosofia, con cui ha voluto ricostruire il proprio viaggio nel tempo e nello spazio attraverso i periodi storici e i luoghi, gli uomini e le donne noti e meno noti, gli accadimenti, gli aneddoti, i dolori e le gioie per dedicarlo a tutti coloro che non riescono a cogliere le sfumature e la bellezza della vita. La narrazione parte dalle 32 Variazioni Goldberg di Bach, ciascuna delle quali – nota dopo nota – offre uno spunto per afferrare alcuni dei segreti più profondi della nostra esistenza.

Virginia, mi racconti cos’è e come nasce questo viaggio alla ricerca della bellezza? Alcuni anni fa cominciai a scrivere per il seminario di Estetica della Facoltà Teologica di Cagliari un elaborato sulla bellezza trascendentale. Quella bellezza che secondo Fëdor Dostoevskij dovrebbe salvare il mondo, tanto per intenderci. E che in sostanza ci porta a capire che noi possiamo vedere la vera bellezza se siamo noi stessi bellezza. E per essere bellezza serve fare su di sé un lavoro particolare, di profonda consapevolezza: come con le cipolle, levare strati inutili e vedere cosa resta. C’è chi ci arriva con la fede, i geni con l’arte. Per chi è meno fortunato c’è lo studio. Io ho voluto raccontare quale è stato il mio percorso. E’ cominciato con un incontro speciale, ed è proseguito con le Variazioni Goldberg di Bach, ciascuna delle quali nasconde un segreto per comprendere la vita.

Dostoevskij dice che la bellezza salverà il mondo. Però il suo Principe in questo mondo è destinato ad essere sconfitto. Si può essere persone di cuore senza, essere sopraffatte dalla realtà cinica e spietata? Nel mio libro racconto la vicenda della nascita dei scacchi che spiega come il Re perde sempre. Per vincere deve sacrificare il figlio. Una storia che ben conosciamo. Nella vita siamo destinati al dolore, perché come diceva Origene l’inferno è qui, non dopo la morte. Ci siamo staccati dall’Uno e siamo diventati piccoli e precari. Viviamo nella separazione, nel contrasto, nella fine, nel male. Eppure dentro noi stessi custodiamo l’idea di infinito e bene, e con essa la strada tornare all’Uno. Un esempio? Giuseppe Verdi dà vita al Va Pensiero in un momento di totale disperazione: gli erano morti due figli, la moglie, e non aveva un soldo. Bach perse da bambino mamma e papà. Cercava una strada per il Cielo. E la trovò nella musica. Per vincere serve sacrificare sempre molto di sé. Ma abbiamo un’idea di divino, di bene, di bellezza. E quella ci salva dalla spietatezza della vita. Da tempo hai intrapreso la strada della filosofia e del pensiero: mi racconti questa tua vocazione, e perché vuoi parteciparla così forte? Perché tempo fa ho fatto una grande scoperta. Anche stando immobili, anche con poco, anche nel dramma, si può trovare tutto ciò che si cerca. Trascorriamo il tempo a rincorrere falsi miti, dal successo al denaro e così via, ma il risultato è che siamo sempre infelici. Diverso è se si fa un viaggio dentro se stessi e ci si accorge che abbiamo tutto ciò che serve. E’ una bellissima sensazione. La filosofia ci dà modo di dare meno spazio alla vacuità delle emozioni così sopravvalutate e valorizzare ciò che è più importante. Siamo anche Spirito, e va nutrito e ascoltato. Oggi ci sono persone che neppure sanno più cosa amano. Vivono come se tutto fosse uguale, senza mai andare a fondo. E vivere con banalità è il più grande peccato che possiamo commettere.

A chi ti rivolgi? A un pubblico giovane o a tutti? A tutte le persone che hanno voglia di scoprire la magia dell’esistenza. Ma ancor di più alle persone che si sentono tristi e senza una direzione. Certo è che ognuno ha il suo viaggio. Questo è stato il mio. La mia speranza è che una piccola frase del libro, o anche solo una parola, possano vibrare e far sentire ai lettori qualcosa di speciale che vale la pena indagare.

Virginia, da grande farai il consulente filosofico? Ho concluso il master qualche mese fa come consulente filosofico. Sono certa da tempo che la filosofia pratica ci dia una mano importante a capire meglio le situazioni della vita. Mi piacerebbe scrivere ancora, e ricordare che la filosofia non è altro che vita, storie, quotidianità.

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