Per il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta sta per arrivare un autunno caldo, caldissimo. Toccherà a lui e al suo dicastero – già alle prese con il Green Pass obbligatorio al lavoro – trovare un modo per regolare il lavoro da remoto per 3,2 milioni di dipendenti pubblici – che in Sardegna sono oltre centomila.
La novità è che, dopo il 31 dicembre (data fissata, al momento, come fine dell’emergenza), ogni ufficio dovrà avere un suo piano organizzativo per il lavoro agile, con un massimo del 15 per cento di attività da svolgere in remoto.
Brunetta ha già fatto sapere che “tra un mese, per la prima volta per il nostro Paese, ci sarà un vero e proprio contratto per il lavoro agile, ci vorrà un pacchetto organizzativo parallelo al lavoro in presenza sul lavoro da remoto”.
L’Aran (Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche amministrazioni) ha già stilato una prima bozza di contratto per il lavoro agile nelle funzioni centrali, quindi in ministeri, agenzie fiscali ed enti pubblici non economici, che i sindacati dovranno valutare in questi giorni. Attenzione, però, non ci sarà smart working a pioggia. Verrà usato esclusivamente per quelle attività di lavoro «individuate dalle amministrazioni» per i quali ci siano i «necessari requisiti organizzativi e tecnologici per operare in tale modalità».
Il lavoro – come scrive il Corriere della Sera – sarò diviso in tre fasce: operatività, contattabilità e inoperabilità. In quest’ultima il lavoratore avrà diritto alla disconnessione completa.
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