È circa mezzanotte quando il pullman con le famiglie di profughi afghani destinate alla provincia di Sassari arrivano alla Comunità Santa Luisa delle Figlie della Carità di San Vincenzo De’ Paoli. Per le suore della casa sassarese è una gioia accogliere i profughi, esausti dopo un il lungo viaggio, obbligato dal disastro umanitario conseguente al ritiro delle truppe statunitensi ed alleate dall’Afghanistan. Per i profughi – raccontano le suore della comunità – l’approdo è un misto di tristezza e di gioia. “Il loro è stato un viaggio difficile e incerto, vissuto nella sofferenza e nel dolore per la separazione dai famigliari e dalla loro patria pur nella speranza di poter ritornare a vivere insieme nella pace e nella serenità”.
Ecco la bellissima testimonianza delle suore.
“Sono circa le 24 quando dal cancello della Casa Santa Luisa si scorge un pullman bianco… ecco arrivano! sono loro…! La prima ad accogliere i nuovi arrivati, all’ingresso della Casa, quale Madre amorosissima, è la dolcissima Madonna di colore bianco marmoreo, maestosa e luminosa che nel silenzio della notte sembra osservare e ascoltare il profondo dolore che accompagna i suoi amati figli. Dall’altra c’è tutta la nostra emozione e commozione, i nostri cuori traboccano di tenerezza. All’ingresso della Casa Suor Nicoli c’è lo Staff dei Responsabili Caritas e alcune Sorelle della Comunità “Santa Luisa”.
“I nostri fratelli scendono dall’autobus piano, piano, sono donne, uomini, madri in attesa e madri con bambini in braccio addormentati, ragazzi, ragazze, stanchissimi, provati, tristi e disorientati… chissà con quale cuore…! Con quali pensieri…! Il distacco da tutto e da tutti già pesa…! L’essere riusciti a fuggire dalla disumana situazione, invece, sa di miracolo! I loro tesori sono tutti dentro le loro borse e nelle grandi buste di plastica, strapiene di effetti personali. Li abbiamo aiutati e accompagnati a sistemarsi nelle proprie camere predisposte con ordine; i tavoli sono ben apparecchiati e la cena è già pronta; si tocca con mano la presenza di Gesù che dice ai Suoi: venite… mangiate… bevete…
“È stata una mamma siriana che abita in città a preparare la cena tipica della tradizione afgana. Anche se gli ospiti sono stanchi e affaticati, accettano di buon grado di ritrovarsi tutti nella sala da pranzo per rinfrancarsi e trovare ristoro in un po’ di bevande fresche e in un buon riso composto di pollo e verdure; piatto unico come da tradizione. Trascorsi ormai diversi giorni, i loro volti cambiano; sono più sereni e sorridenti, contenti di aver incontrato persone che interagiscono con loro e di loro si prendono cura. Infine l’ambiente, gli spazi della casa e il sole che illumina e riscalda permettono ai bambini di svagarsi all’aria aperta, in giardino, con giochi ricevuti in dono. Ai ragazzi non manca lo spazio per una partita a calcio, né agli uomini la possibilità di giocare a carte, seduti in cerchio sopra una coperta di lana, mentre le donne fanno una serena e rilassante passeggiata.
Ai nostri fratelli afgani ci piace augurare di cuore una serena permanenza, per una ripresa umana e spirituale nella speranza di un futuro migliore. Intanto ringraziamo chi in modi diversi si prodiga a loro favore per sovvenire alle necessità primarie e urgenti”.
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