“L’Italia è la seconda nazione al mondo ad avere il green pass obbligatorio. L’altra è la culla del nuovo Rinascimento, l’Arabia Saudita”. “Ora strappare la tessera dei sindacati è un dovere”. Sono solo alcuni dei tantissimi commenti social al decreto, varato ieri a tarda sera dal Consiglio dei ministri all’unanimità, dunque anche con il voto della Lega, che istituisce il Green pass obbligatorio sui posti di lavoro a partire dal prossimo 15 ottobre.
Il provvedimento non è stato accolto bene dai lavoratori. L’Italia è infatti l’unica nazione europea ad introdurre il Green Pass obbligatorio, nonostante la versione europea del certificato verde vieti espressamente qualsiasi discriminazione tra vaccinati e non vaccinati.
Di fatto, per dirla con uno dei tormentoni che vanno per la maggiore sui social network, il Governo italiano ha istituito l’obbligo vaccinale senza istituire l’obbligo vaccinale.
Sono circa 23 milioni, tra settore pubblico, privato e autonomo, che a partire dal 15 ottobre dovranno dunque munirsi del certificato verde. Pena la sospensione dal posto di lavoro e la perdita dello stipendio.
Come già deciso per la scuola, per chi non ha il green pass (vaccinazione effettuata o tampone negativo) nel settore pubblico scatterà la sospensione dello stipendio dopo 5 giorni senza Green pass, nel privato addirittura fin dal primo giorno. Sono previste anche sanzioni per i datori di lavoro per i mancati controlli (da 400 a 1000 euro) e per i lavoratori inadempienti (da 600 a 1500 euro).
E se i leader dei partiti di maggioranza gongolano sorridenti sui loro account (uno su tutto Enrico Letta, segretario del Pd: “Noi sempre coerenti. I risultati, in politica, si giudicano sempre alla fine”), sui social monta la rivolta: “Eravamo la culla del diritto romano, ora siamo la tomba del diritto costituzionale”. Non manca l’ironia. E qualcuno, per evitare discriminazioni nel settore pubblico, propone di “estendere le sanzioni ad inefficienti, imboscati, lavativi assenteisti e malati immaginari”.
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