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L’idea non è quella di risuscitare la vecchia Democrazia Cristiana. Ma quanto meno di provare a dare un contributo alla democrazia, ritornando a ragionare fuori dai fanatismi e promuovendo l’unità degli italiani attorno alla Costituzione, ai valori veri della democrazia, alla libertà, aiutando tutti a riscoprire la politica non urlata.

Questo è il senso della proposta che arriva dall’Ufficio pastorale sociale e del lavoro diocesi di Tempio-Ampurias che si propone, come la Chiesa fece tanti anni fa, di avviare i giovani ad una politica di servizio.

“Tanta acqua è passata sotto i ponti dalla fine della Democrazia Cristiana- scrive Miuccio Demontis, direttore Ufficio pastorale sociale e del lavoro diocesi di Tempio-Ampurias -. Qualcuno, nostalgico, ricorda il secondo tempo di questa storia, quando D.C., faceva rima con “occupazione del potere”, molti, i più, si sono dimenticati quando Alcide De Gasperi, Giuseppe Dossetti, Giorgio La Pira, Aldo Moro esprimevano il concetto più alto di “Carità Politica”. Ci sono stati, e purtroppo ci sono ancora, come accaduto in varie tornate elettorali, gruppi di sparuti Cattolici che hanno cercato di far rivivere quella esperienza dello “scudo crociato”, cercando consenso politico ed elettorale in partiti che hanno una parvenza di ispirazione cristiana, ma si tratta di esperienze che non hanno avuto successo. Ritengo di fondamentale importanza una riflessione su questa debacle”.

“La risposta che circola negli addetti ai lavori è semplice: i cattolici avrebbero smarrito le ragioni che assicuravano il consenso politico. Il posto dei cattolici si è ridotto a “un posto in lista” di tale o talaltro partito. Io penso che è cambiata la politica cosi come il contesto culturale. Dalla democrazia del Parlamento (era di De Gasperi ed Einaudi), siamo passati alla democrazia dei partiti (era del pentapartito) fino ad arrivare all’era della democrazia dell’apparire (era dei sondaggi, della rete, dei populismi)”.

“La democrazia resta una grande valore nel mondo intero – prosegue la nota -. E’ la forma più efficace per governare rispettando libertà e dignità di tutti. Ora però si è legati alla “democrazia dei sondaggi”. Alcuni, pensano di inseguire il consenso elettorale senza avere un rapporto con la realtà: senza presenza culturale, sociale, vicinanza alle periferie, in una parola non c’è presenza ed interesse della e nella “Polis”.

I partiti hanno acquisito ormai una grande capacità di presenza sui social, hanno capito come dosare algoritmi e sondaggi. Allora che fare? Bisogna ricostruire l’interesse per il vero “Bene comune” ripartendo sicuramente dalla formazione seria, libera da ideologie qualunquistiche e populistiche, conoscendo a fondo la realtà delle periferie, le esigenze delle grandi città, come dei piccoli borghi, ponendo fine agli obbrobri perpetrati nel creato a discapito dell’umanità. Se l’attuale agire politico è inquinato da corruzione, accordi con la criminalità organizzata, gestione clientelare, la coscienza sociale si eclissa e hanno ragione le infauste sirene populiste.

È il tempo di ritornare a ragionare fuori dai fanatismi, promuovere l’unità degli italiani attorno alla Costituzione, ai valori veri della democrazia, alla libertà, aiutando tutti a riscoprire la politica non urlata. Ecco perché urge una sana formazione di giovani che con le loro fresche intelligenze si preparino seriamente e poi si propongano alla guida di città, regioni e nazione. Sarà questo uno dei principali obiettivi dell’Ufficio della Pastorale Sociale e del Lavoro, cioè quello di organizzare degli incontri formativi per iniziare a ragionare sulla “politica al servizio” dell’umanità e non viceversa”.

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