Che i sardi non siano abilissimi a valorizzare il loro patrimonio storico-archeologico è un dato di fatto. Di solito siamo abituati a dare la colpa alla politica e alle istituzioni, lavandoci la coscienza. Ma la notizia riportata dal giornale Gallura Oggi.it fa riflettere.
L’episodio è successo nel sito del Castello giudicale di Pedres, a due passi da Olbia, rudere medievale costruito a metà del Duecento che – nel libro dei sogni turistici della Sardegna – dovrebbe essere uno dei tantissimi siti storico-archeologici sardi da valorizzare per raccontare la complessa e affascinante storia della nostra regione. Anche perché accanto al castello c’è una importante tomba dei Giganti.
Questo ovviamente nel libro dei sogni. Nella realtà, il rudere del castello è in stato di completo abbandono, in balia non di semplici vandali autoctoni, bensì di esaltati che – attribuendo a quelle pietre non si sa quali poteri esoterici o energetici – non trovano di meglio da fare che estrarle per confezionare delle bamboline di pietra, per intenderci quelle che di solito vengono impilate dagli amanti del trekking per indicare i sentieri.
Come riporta Gallura Oggi.it, è stato un tecnico archeologo olbiese, Marcello Cabriolu, andato due giorni fa al Castello di Pedres, a trovare nel piazzale di fronte al monumento la distesa di bamboline in pietra ritratta nella foto. Il materiale per costruirle – evidenzia l’articolo – era stato prelevato impunemente dal terreno, dalla muraglia medioevale e dalla scalinata che porta al castello.
Non è chiaro quale è stato lo scopo di tale atto di vandalismo. Non si sa se i furbi costruttori di bamboline di pietra (evoluzione in chiave archeologica dei più comuni pettinatori di bambole) siano stati mossi da misteriosi intenti esoterici o da una irrefrenabile voglia di entrare in contatto con le energie dell’universo. O forse ancora dal puro senso estetico di creare una distesa di bamboline di pietra ben più suggestiva di un castello medievale del Duecento. Per saperlo bisognerebbe entrare dentro le menti raffinate degli autori della bravata.
“Chi lo ha fatto ha staccato le pietre dalla scalinata all’altezza della prima piazzola, verso la seconda piazzola e ha divelto parte della rampa che arriva alla torre – ha spiegato Cabriolu, dando la percezione delle conseguenze di questa bravata epocale -. Nel terreno si vedono le impronte dei massi staccati. In più hanno tolto pietre anche dalla cinta muraria”.
“Ogni giorno mi trovo a discutere con chi si reca alla tomba dei giganti, in prossimità del castello, e si sdraia sulle pietre nella convinzione che attraggano energie. Credenze, fantasie – conclude il tecnico archeologo – che, chissà perché, tendono a diffondersi sui social molto più velocemente e capillarmente dei canali ufficiali”.
Concludendo: forse la colpa della mancata valorizzazione dell’enorme patrimonio storico, archeologico e culturale della Sardegna non è soltanto della politica e delle istituzioni.
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