Cresce l’allarme Covid in Sardegna, con il rischio di finire in zona gialla da lunedì 30 agosto. Il sistema del sud Sardegna, con la chiusura del pronto soccorso dell’ospedale Santissima Trinità di Cagliari, sta andando al collasso: lunghe file di pazienti nelle ambulanze sotto il sole, fuori dagli ospedali, in attesa dell’esito del tampone, con medici e operatori del 118 sotto pressione.
La situazione è complicata: il Binaghi e il Santissima Trinità, gli unici due ospedali in grado di accogliere i malati di coronavirus, non hanno un letto libero. Al Santissima Trinità si corre ai ripari chiudendo i reparti standard per destinarli ai pazienti Covid, e al Brotzu nasce un piccolo reparto dedicato.
Sono 168 i pazienti con il virus ricoverati (90 al Binaghi e 78 al Santissima Trinità), il 93 per cento non è vaccinato, età media 50 anni. Vaccinarsi dovrebbe essere necessario, e perfino obbligatorio secondo alcuni politici. E mentre la situazione allarma, sfilano a Cagliari i No Green Pass. Partiti da piazza Garibaldi, espongono uno striscione con la scritta “La libertà non si baratta, non ci arrenderemo mai: resisteremo alla dittatura sino alla morte”. Tra le persone che si sono date appuntamento in piazza Garibaldi, ormai tradizionale ritrovo dei contestatori, anche manifestanti che hanno sollevato cartelli con le scritte “studenti contro il lasciapassare” e “no ai sieri genici sperimentali”. Rigorosamente quasi tutti senza mascherina.
Nelle ultime 24 ore l’Isola ha registrato altri due morti e 313 nuovi contagi da Covid, sulla base di 3.234 persone testate. Complessivamente, fra molecolari e antigenici, sono stati processati 6.834 tamponi con un tasso di positività che si attesta, dunque, 4,5 per cento. I pazienti ricoverati nei reparti di terapia intensiva sono 20 (+1), quelli in area medica 190 (+11) con 7.498 (+73) persone in isolamento domiciliare.
Nel frattempo divampa la polemica sulle terapie domiciliari anti Covid inviate nei giorni scorsi ai medici di medicina generale della Sardegna ma non validate né dal Ministero, né dall’Aifa, l’Agenzia italiana del farmaco. Il sindacato dei medici Fimmg, che ha sollevato ufficialmente il caso, dice: “Proporre ufficialmente, anche solo scopo informativo, protocolli terapeutici alternativi – spiegano i camici bianchi – peraltro neppure approvati, rischia di far scricchiolare l‘affidabilità del sistema di assistenza domiciliare”.
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