High pressure (700 bar) hydrogen fuel filler nozzle for refueling hydrogen powered commercial vehicles

L’accordo per realizzare un impianto di produzione di idrogeno in Sardegna lo hanno firmato Italgas, terza società in Europa per distribuzione del gas naturale, e CRS4, Centro di Ricerca del Parco tecnologico della Sardegna. L’impianto sarà di tipo “power to gas”, cioè utilizzerà energia elettrica pulita, da fonti rinnovabili, per produrre combustibili sostenibili come idrogeno verde e metano sintetico, e sarà collegato alle nuove reti di distribuzione “native digitali” di Italgas e composto da un parco di autoproduzione di energia elettrica da fonte rinnovabile, un elettrolizzatore in grado di produrre ossigeno e idrogeno partendo dall’acqua e una sezione di metanazione per la trasformazione dell’idrogeno in gas naturale sintetico. Lo scopo del progetto è di testare la produzione di gas da fonte rinnovabile e il suo potenziale utilizzo per fornire idrogeno alle utenze industriali dell’isola e idrogeno e metano sintetico alle utenze domestiche, miscelandolo al gas naturale secondo determinate specifiche.

L’impianto sarà inoltre in grado di utilizzare l’energia rinnovabile in eccesso che, anziché dissipata, sarà impiegata per produrre gas da immagazzinare all’interno della struttura.

È il primo passo per la sfida dell’idrogeno in Sardegna. Ossia, un accordo di aprile 2021 tra la Italgas e il Centro ricerche regionale Crs4 con l’obiettivo di realizzare nell’isola un impianto “Power to gas” in grado di utilizzare energia elettrica da fonte rinnovabile per produrre combustibili rinnovabili come idrogeno verde e metano sintetico. Il progetto prevede la realizzazione di un impianto di produzione di gas rinnovabile, da localizzare sull’isola, collegato alle nuove reti di distribuzione “native digitali” di Italgas.

«Il progetto di Italgas e CRS4 – dice Paolo Gallo, amministratore delegato di Italgas – concilia l’esigenza di individuare nuove e efficienti forme di conservazione dell’energia con la possibilità di produrre gas rinnovabili come idrogeno e metano sintetico a beneficio del territorio sardo e delle sue attività produttive potendo contare sull’utilizzo delle reti native digitali che stiamo realizzando sull’isola. Siamo per questo lieti di poter sviluppare un progetto così innovativo e di farlo in una regione dove abbiamo pianificato altri 400 milioni di investimenti al 2026».

Il Centro ricerche Crs4, nella prima fase del progetto ha portato avanti, insieme con il Politecnico di Torino, un’analisi del territorio e della tipologia delle realtà produttive regionali ideali per definire gli scenari per la realizzazione dell’impianto pilota. Successivamente, il Crs4 sarà coinvolto nella fase di dimensionamento dell’infrastruttura e nella sua ingegnerizzazione, nonché durante il funzionamento.

Il progetto, a cui il Centro partecipa con il ricercatore Alberto Varone del settore HPC per energia e ambiente – rimarca Giacomo Cao, amministratore unico del CRS4 –, si inserisce nel quadro più ampio della riduzione delle emissioni di anidride carbonica con un approccio trasversale. Diversi studi infatti sostengono che l’idrogeno possa rappresentare la soluzione da affiancare all’elettricità rinnovabile in settori complessi da decarbonizzare come l’industria e il riscaldamento dove l’impiego dell’energia elettrica risulta difficoltoso».

Intanto un’altra società di ingegneria, la Tecnoproject di Cagliari, presenta il brevetto di un reattore che trasforma il metano in idrogeno verde. Un’innovazione che candida la Sardegna a diventare l’hub del Mediterraneo nel settore dell’idrogeno green. La rivoluzione annunciata sta nell’assenza di immissione di anidride carbonica al termine del processo di scissione della molecola di metano, prelevata dai pozzi idrocarburici, dalle reti cittadine o dai biodigestori, in idrogeno verde e carbonio. Il progetto, interamente privato, prevede la realizzazione di un nuovo reattore per la trasformazione del metano in idrogeno, immagazzinando il carbonio che potrà essere utilizzato nelle aziende chimiche.

Tecnoproject, società controllata da Tmp Energy, ha impiegato anni di studi con a capo l’ingegnere Tullia Zucca. Ed è arrivata alla realizzazione del prototipo, per ora in scala ridotta, di un impianto la cui unica emissione significativa è il vapore acqueo.

Secondo uno studio denominato Valutazione socio-economica dello scenario rinnovabili per la Sardegna, realizzato dall’università di Padova e dal Politecnico di Milano per conto del Wwf, “chiudere gli impianti di produzione di energia elettrica alimentati a carbone entro il 2025, e decarbonizzare il sistema energetico al 2050 in Sardegna, evitando nuovi investimenti in combustibili fossili, è possibile e porta molti posti di lavoro”. “La Sardegna” prosegue il report, “deve emanciparsi dal carbone e dallo scarso sviluppo delle infrastrutture energetiche e di trasporto, ed è tra le regioni che più hanno il potenziale di transitare direttamente a un sistema energetico in linea con le ambizioni comunitarie fissate per il 2050”.

La Regione intanto ha chiesto al Governo di finanziare una rete energetica regionale sarda con 600 milioni di euro del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Il progetto consiste nella “creazione di un sistema integrato per la produzione, il trasporto e la distribuzione di idrogeno da fonte rinnovabile e biometano con la realizzazione di una rete energetica regionale di gasdotti che consenta di trasportare gas naturale e gas rinnovabili in quote sempre crescenti fino all’utente finale civile, industriale e del trasporto” secondo quanto riporta un documento inviato a Palazzo Chigi lo scorso 29 aprile e reso pubblico dal giornalista Vito Biolchini. Se così fosse, i 600 milioni, sommati ai 400 milioni di Italgas, porterebbero il totale di un miliardo di euro da investire in Sardegna per un gigantesco piano di riqualificazione energetica.

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