Il suo film I giganti (qui potete vedere il trailer ufficiale) era l’unica pellicola italiana al Locarno Film Festival che si è chiuso oggi. Lui, Bonifacio Angius, il regista sassarese di un film che racconta una storia densa di rabbia, dolore, tenerezza, fragilità, furore, ironia, cinismo e violenza, non ha vinto, ma ha scritto questa bellissima dedica. Una dedica che al tempo stesso è un inno all’accettazione della fragilità e del dolore insiti nell’animo umano ed amplificati da questo momento particolarmente difficile.
Eccola.
“Ebbene sì, non abbiamo vinto. Come dicevo, i film non sono cavalli da corsa, non sono fatti per vincere o perdere. Certo se accetti una sfida, se poi il premio te lo danno, non lo rifiuti di certo. Però lo devo dire: I Giganti il segno lo hanno lasciato e continueranno il loro viaggio. E in questo mondo dove mi si chiede di essere ottimista, dove tutto cade a pezzi, i reparti di psichiatria si riempiono, gli uomini non sanno più chi sono davvero e magari si tolgono la vita, io di ottimismo proprio non riesco a vederne. E se come diceva Jung, la liberazione si trova nella scoperta del proprio dolore, io continuerò a mostrarvelo questo dolore. Il mio, il vostro. E se volevate essere positivi e mettere la testa sotto la sabbia, io penso che la ricostruzione debba venire dalla consapevolezza. Questa società sta scavando da prima della pandemia e il virus, questa catastrofe antropologica, l’ha solo amplificata. Questo mondo kafkiano. Una malattia forse incurabile. E vi ringrazio allora di non avermi premiato. Perché io in questo presente di positivo non vedo proprio nulla. E in questa visione forzata, fatta di fasulli sorrisi Lynchani che spaventano, abbiamo bisogno di guardare al passato, agli antichi greci nelle loro tragedie che hanno varcato i secoli, volevano raccontarvi la verità nella loro realtà catastrofica. Tornate a Euripide, tornate indietro, e quante cose belle troverete, Ve lo giuro. Riversatevi nelle strade e parlate faccia a faccia. E non abbiate paura di ammettere che siete terrorizzati, come me. Grazie. Ringrazio il Locarno Film Festival che mi ha fatto sentire ancora una volta quelle anime palpitanti in una sala buia. Vi ho sentite, una ad una. Arrivederci”.
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