endometriosi-porte-aperte-al-policlinico

“È inaccettabile che in un ospedale di eccellenza come il Policlinico Universitario i pazienti debbano aspettare 9 ore per ricevere le prime cure. Ed è inammissibile che non ci sia il personale sufficiente per rendere dignitosa la permanenza in Ospedale soprattutto per chi per età o condizione patologica ha bisogno di essere accudito costantemente. Chi ha la responsabilità deve agire subito per garantire il diritto alla salute e il rispetto dei cittadini”. Lo afferma Maria Grazia Caligaris di “Socialismo Diritti Riforme” che ha raccolto e reso pubblico il racconto-denuncia di Marisa Guidetti, paziente oncologica dal 2016, con recidive e metastasi, che ha trascorso nel Policlinico di Monserrato cinque giorni dopo essere stata ricoverata nel primissimo pomeriggio di venerdì 30 luglio.

“Venerdì 30 luglio alle 14.30 ho indossato un comodo vestito e con mio marito sono andata in ospedale dai miei oncologi – racconta Guidetti -. Presenti solo gli specializzandi, vengo visitata e proposta subito per un ricovero passando dal pronto Soccorso dove entro alle 15.30. Arrivano emergenze COVID in continuazione e vedo gli infermieri letteralmente stremati. Faccio pochissima attesa fuori e quindi vengo sistemata in una barella comoda dove aspetto il triage. Nella stanza, me compresa, una decina di persone. Passano alcune ore. Quando mi chiamano, mi assegnano il codice giallo. Mio marito mi porta dell’acqua, qualcosa da mangiare e il necessario per la notte. Passano le ore ma mi sento fortunata”.

Le prime cure – sottolinea Guidetti – mi vengono fornite verso le 24 e sono circa le 2.30 quando vengo ricoverata in gastroenterologia perché il Reparto di Oncologia è pieno. Il giorno seguente vengono i Medici da Oncologia e mi prescrivono un’ecografia e una radiografia all’addome che rivelano la presenza di liquido ascitico. Nel pomeriggio passo in Oncologia dove me ne vengono drenati quasi 5 litri. Poi flebo di protettore gastrico, cortisone, lasix, lassativi, oppiacei contro i dolori, eparina ecc. Comincio a stare meglio e sono autosufficiente, ma ci sono pazienti che avrebbero bisogno di assistenza continua e con le visite sospese a causa del Covid il problema è serio. Per poter disporre di biancheria pulita, i familiari devono lasciarla alla Reception dove un OSS va a prenderla portando con sé quella sporca ma ciò non sempre è possibile perché tutti gli operatori sanitari sono pochissimi e sempre impegnati”.

Il Reparto – evidenzia ancora la paziente oncologica – scoppia e vengo spostata di stanza per ben due volte. In entrambe le camere però lo sciacquone del bagno non funziona. Si blocca anche il telecomando del letto. La prima volta riesco a rimettere il cavetto staccato, la seconda volta però non posso chinarmi. Mi aiuta un infermiere che, rischiando la decapitazione a causa del groviglio di fili, riesce a ricollegare i cavi. Ma la nota davvero dolente è il cibo. I primi piatti arrivavano freddi e immangiabili. Dei contorni sono riuscita a mangiare qualche pezzo di patata lessa, il resto era cruda. I secondi freddi e insapori. Solo il pollo aveva un certo sapore di pollo, la carne poteva essere accettabile ma aveva molti nervi”.

“Sono stata dimessa dopo 5 giorni. Non posso dimenticare il senso di abnegazione degli Infermieri e Oss e ringrazio vivamente i Medici che ancora una volta hanno dimostrato professionalità e umanità. Reputo però indispensabile – conclude Marisa Guidetti – rendere il Policlinico un vero ospedale dove il personale possa lavorare in modo sereno e non correre da un posto all’altro a rischio collasso. Qualcuno l’ho visto sentirsi male ma l’ho ritrovato dopo qualche ora ancora in piedi ad accudire i pazienti. Qualche altro disperato per non poter fare di più. Una sanità così non è a misura di paziente”.

Leggi le altre notizie su www.cagliaripad.it