Foto di Piero Berengo Gardin

Nel 1981 l’artista Maria Lai, originaria di Ulassai, decise di legare tutti gli abitanti del paese, tutte le porte, le vie e le case con circa 27 km di nastri di stoffa celeste. Si chiama “Legarsi alla montagna” ed è la prima opera di Arte relazionale in tutto il mondo.

Tutto inizia quando il sindaco Antioco Podda le commissiona la realizzazione di un importante monumento ai Caduti in Guerra per il paese. Ma l’artista non ne voleva sapere e si rifiuta. Al contrario, decide di creare un’opera tutta sua, che servisse ai vivi e non ai morti.

Così sceglie di reinterpretare un’antica leggenda del paese, che raccontava de sa rutta de is’antigus (“la grotta degli antichi”): nel 1861 un costone della montagna venne giù e travolse un’abitazione della parte più alta del paese, travolgendo tre bambine. Una di loro, secondo la leggenda, riuscì a salvarsi tenendo un nastro celeste in mano e da quel momento tutto il paese iniziò a tramandare la storia di questo grande miracolo.

Ci son voluti tre giorni interi per realizzare l’opera: il primo giorno vennero tagliate le stoffe, il secondo giorno vennero distribuite e il terzo vennero legate, coinvolgendo donne, bambini, pastori, anziani.

Per questo motivo, “Legarsi alla montagna” è considerata la prima opera di Arte relazionale in tutto il mondo: per la prima volta l’artista e l’opera d’arte risiedono nella figura dello spettatore, facendo di quest’ultimo il vero artefice dell’operazione. Fu un vero e proprio spartiacque dell’Arte contemporanea.

In occasione dei 40 anni dalla rivoluzione artistica di Maria Lai, il Comune di Ulassai e la Fondazione Stazione dell’Arte inaugurano la mostra “Maria Lai. Di Terra e di cielo”, che il 13 agosto alle ore 19 segnerà l’apertura del CAMUC – Casa Museo Cannas.

La mostra raccoglie oltre cinquanta fotografie, molte delle quali inedite, che ritraggono le persone del paese intente a legare le proprie case alla montagna con il nastro celeste.

“Quello che lascia apparentemente senza parole – dichiara Davide Mariani, direttore della Stazione dell’Arte – è un dato importante e rivoluzionario: a Ulassai l’autore dell’intervento è il paese, non un solo artista. La sua elaborazione di immagini simboliche, suggerita da leggende e racconti, era stata infatti affidata a chi, pur estraneo al mondo dell’arte, voleva contribuire operativamente con la partecipazione personale e collettiva alla creazione di questa straordinaria opera”.

Il percorso negli spazi esterni costituisce la premessa per l’esposizione nel CAMUC, all’interno del quale i visitatori potranno ammirare le opere più significative di Maria Lai provenienti dalla collezione della Stazione dell’Arte, insieme a materiali d’archivio inediti o poco noti.

Uno tra tutti: il servizio Rai di Romano Cannas “Il nastro di Ulassai”, trasmesso qualche giorno dopo “Legarsi alla montagna” nella rubrica “Cronache italiane” del telegiornale quotidiano nazionale, nel quale il giornalista ulassese, futuro direttore delle sede Rai della Sardegna, intervista l’artista sul senso profondo dell’opera.

L’esposizione si chiude con uno spaccato sulla dimensione più intima e privata di Maria Lai, attraverso la messa in scena di alcune opere e oggetti dell’artista, e una selezione di fotografie inedite della sua casa-studio, che rievocano quell’atmosfera creativa che ha caratterizzato l’atelier in cui l’artista ha operato negli ultimi trent’anni della sua vita.

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