Solo il prossimo mercoledì l’audizione dei direttori dei Pronto soccorso isolani in commissione Sanità, chiesta tre settimane dalle opposizioni e bloccata dalle faide interne alla maggioranza.
Nel frattempo, questa mattina erano 12 i pazienti Covid in attesa al Santissima Trinità, in una struttura in cui non si è mai attivata, dopo la riapertura ai pazienti ordinari, neanche la separazione degli ingressi.
“Con i numeri attuali, in costante crescita, e prima che la situazione sfugga definitivamente di mano, il pronto soccorso dell’ospedale di via Is Mirrionis deve tornare a essere destinato alla lotta al virus”, sottolineano i Progressisti in Consiglio regionale.
“Da mesi – ricorda il capogruppo Francesco Agus – chiediamo un’organizzazione definita dei punti di primo soccorso negli ospedali, proprio per evitare contatti tra pazienti Covid e non. All’inizio di luglio avevamo chiesto, proprio in vista delle riaperture, la convocazione nella VI commissione dei responsabili dei pronto soccorso.
Non si è fatto niente e, ancora una volta, la Regione con l’assessorato alla Sanità e l’Ats sono costrette a inseguire l’emergenza: l’ennesima conseguenza di una riforma sanitaria approvata in piena pandemia e ancora nel guado, con dirigenti da sempre a tempo e ora in scadenza che non guardano al futuro ma pensano esclusivamente a gestire urgenze giornaliere: al Santissima Trinità risulta inattivo anche l’Obi (Osservazione breve intensiva), strumento indispensabile per la gestione delle emergenze-urgenze.
L’organico non è lontanamente sufficiente e, cosa ancora più rilevante, è composto in buona parte da personale senza una preparazione specifica nell’emergenza urgenza. Così si mette a rischio l’impegno quotidiano di medici e personale sanitario”.
“A questo proposito – continua Agus – sarebbe importante organizzare screening per verificare quanto siano ancora protetti i medici e il personale sanitario degli ospedali, che ormai mesi fa, per primi, hanno avuto il vaccino: sarebbe un dramma, vista la nuova diffusione del virus, se di nuovo dovessimo trovarci in situazioni a rischio dentro le strutture”.
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