Sono sei giorni che la Sardegna continua a bruciare. Senza tregua. Le fiamme che da venerdì scorso devastano l’Oristanese, distruggendo boschi e colture, uccidendo il bestiame e mettendo in ginocchio le aziende, non sono state ancora domate. E anche oggi i Canadair sono tornati in azione sui cieli del Montiferru. Già alle prime ore dell’alba due aerei hanno iniziato a circolare ed è possibile che ci sia la necessità di dirottarne in zona anche degli altri.

Ma quanto costa spostare un Canadair? E quanto costa ogni anno la Campagna regionale antincendi, il titanico spiegamento di forze messo in campo dalla Regione per contrastare quelle fiamme che puntualmente ogni estate flagellano comunque la nostra isola con danni sociali, economici e ambientali enormi?

Forse la consistente mole di queste spese può aiutare a capire perché, nonostante i fiumi di lacrime, parole e inchiostro spesi all’indomani di queste immani tragedie in Sardegna non si sia riusciti mai a fare una adeguata prevenzione. Ma solo a piangere e contare i danni.

Giusto per esemplificare, negli anni Ottanta la campagna antincendio costava circa 30 miliardi di vecchie lire, attuali 15 milioni di euro, mentre oggi siamo nell’ottica dei novanta milioni di euro. Anche i Canadair, invocati e convocati quando i roghi sono già divampati da tempo, hanno costi orari proibitivi.

Dunque la domanda sorge spontanea: a qualcuno conviene che la Sardegna continui impunemente a bruciare?

Ne abbiamo parlato in questa audio intervista con Giorgio Pelosio, direttore tecnico della EPG, ex Teletron, esperto in sistemi per la prevenzione degli incendi boschivi. La Teletron, come riportato da questo giornale, già dagli anni Ottanta aveva tentato a più riprese di dotare la nostra regione di un sistema di Telerilevamento degli incendi che, pur avendo dimostrato in parecchie occasioni la sua efficacia, non è mai decollato e alla fine è stato abbandonato in mano ai vandali.

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