“Pensiamo che sia incredibile la disparità di trattamento riservata ad alcune manifestazioni popolari della Sardegna, a fronte di una progressiva abolizione di precauzioni per quanto riguarda il mondo ricettivo costiero“. Lo dichiara Liberu, il partito sardo indipendentista, che lamenta come e “se da una parte le autorità proibiscono tassativamente per il secondo anno consecutivo le principali feste popolari della Sardegna, dall’altra si assiste a una permissività fuori dal comune per i flussi diretti verso gli stabilimenti costieri nelle zone del turismo di massa. A quanto pare le autorità pensano che il virus, a parità di condizioni di affollamento, preferisca colpire le feste dei Sardi e non le discoteche e i locali costieri“.
Per Liberu ci sarebbe “una guerra nei confronti dell’economia delle zone interne, che ricavano grandi benefici da manifestazioni come l’Ardia di Sedilo, il Redentore di Nuoro e le centinaia di manifestazioni popolari che si svolgono in Sardegna nel corso dell’estate”.
Evidentemente, scrive ancora Liberu sui social “queste manifestazioni che ora portano grandi flussi turistici verso l’economia sarda sono viste con fastidio dalle lobby del turismo costiero che – ne abbiamo avuto la prova l’anno scorso – sono capaci di condizionare pesantemente le scelte della politica regionale e delle autorità. Noi, e con noi l’intero popolo sardo, pensiamo che sia scandalosamente ingiusto che anziché porre dei severissimi controlli sanitari a tutti i turisti in arrivo, venga deciso di fare arrivare milioni di persone senza alcun controllo, per poi proibire le feste popolari dei Sardi col pretesto del pericolo di contagio. Contagio che evidentemente per le autorità non è possibile nelle navi e negli aerei stracarichi di viaggiatori senza nemmeno mascherina e senza alcun controllo né in partenza né in arrivo, non è possibile in affollati hotel costieri, in brulicanti stabilimenti balneari e in discoteche con persone stipate come sardine”.
Tutto il contrario degli spazi all’aria aperta. “Il contagio è sicuro in luoghi aperti, con spazi enormi come l’area dell’Ardia di Sedilo, l’intera città di Nuoro e il monte Ortobene per il Redentore e le centinaia di paesi in cui si sarebbero dovuto svolgere sagre e feste campestri. E’ chiaro che davanti a queste pressioni le autorità usano pesi e misure diverse tra feste tradizionali sarde e locali delle grandi lobby turistiche straniere”.
Per questi motivi, e in segno di protesta, Liberu aveva deciso provocatoriamente di chiamare un sit-in di protesta per il 6 luglio davanti all’arco di san Costantino nel santuario di Santu Antinu di Sedilo, lo stesso giorno e luogo in cui in tempi normali si sarebbe svolta l’Ardia, per richiamare l’attenzione su queste tematiche discriminatorie verso il popolo sardo.
“Una scelta clamorosa che ha creato grande dibattito, e non poteva essere altrimenti, aprendo un confronto in tutta la Sardegna sulla situazione attuale e sui pericoli derivanti dagli afflussi incontrollati di turisti da ogni angolo del pianeta. L’obiettivo di sensibilizzare su questa problematica è stato dunque pienamente raggiunto – ma, si legge nella nota – d’altra parte però vogliamo anche evitare di intrometterci ed ‘essere di troppo’ nello svolgimento di una manifestazione popolare, che si svolgerà ugualmente anche se in tono minore, per cui riteniamo che non sia necessario mettere in atto il sit-in del 6 luglio, che viene quindi revocato. Un atto di responsabilità e di rispetto nei confronti delle nostre comunità, per le quali lottiamo e ci impegniamo ogni giorno, e rivendichiamo il massimo rispetto per la cultura millenaria del popolo sardo”.
“Per noi è stato fondamentale dare un segnale forte contro le logiche discriminatorie nei confronti dei sardi e contro i trattamenti più che di favore accordati alle lobby del turismo costiero, e finalmente il dibattito è stato aperto – concludono – adesso ci auguriamo che anche la politica regionale si decida a dire qualcosa e a farci vedere cosa intende fare per difendere concretamente le tradizioni popolari e per mettere in atto anche nelle coste delle misure di controllo sanitario che salvaguardino la salute di tutti”.
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