“L’11 luglio 2006, Sassari e diverse altre città sarde assistettero ad una delle operazioni repressive più imponenti degli ultimi decenni, con l’arresto di 10 dirigenti e militanti di A Manca pro s’Indipendèntzia e la perquisizione di 54 compagni appartenenti a diverse aree politiche di tutta la Sardegna. L’accusa era di appartenere a due organizzazioni clandestine, l’Organizzazione Indipendentista Rivoluzionaria e i Nuclei Proletari per il Comunismo, che nei primi anni 2000 avrebbero messo a segno alcuni attentati dimostrativi”. A ricordare l’evento, su Facebook, l’Associazione Libertade.
“Pur senza che venisse reperita nessuna arma”, racconta l’Associazione nella nota, “i compagni venivano inquisiti secondo l’articolo 270 bis, per associazione eversiva con finalità di terrorismo, in base ad un teorema accusatorio costruito pazientemente tagliando e cucendo anni di intercettazioni telefoniche e ambientali”. Libertade spiega che “ciò che guidava questo lavoro delle forze repressive italiane, era la teoria secondo cui in Sardegna esisteva il pericolo di una convergenza dell’anarchismo, del comunismo e dell’indipendentismo, intorno ad un progetto di matrice eversiva”.
Diverse le proteste che si susseguirono da quel momento in poi, che fecero ottenere, un anno dopo, la liberazione degli accusati. “Da allora non si è più sentito parlare molto di questa vicenda – lamenta l’Associazione – e la maggior parte delle persone che allora si sentirono coinvolte, probabilmente, oggi la riterranno conclusa”. Ma “l’operazione Arcadia continua lentamente ad andare avanti, a distanza di quasi 20 anni dall’inizio delle indagini ed a 15 anni dal giorno degli arresti. Un’operazione repressiva mastodontica e infinita che ha portato allo sperpero di svariati milioni di euro di fondi pubblici e che nel 2014 ha dato inizio ad un processo presso la Corte d’Assise del Tribunale di Sassari, con il rinvio a giudizio di 18 compagni che rischiano pene fino a 20 anni di carcere”.
Il processo, come spiega Libertade, è “andato piuttosto a rilento, essendo ancora in corso l’interrogatorio del primo testimone citato dall’accusa, Stefano Fonsi, dirigente della Digos di Nuoro all’epoca dei fatti contestati. Nel mentre i compagni coinvolti in questa vicenda hanno dovuto subire carcere, licenziamenti e danni incalcolabili alla loro vita, danni economici e alla loro salute, che nessuno gli risarcirà mai”. Proprio per questi motivi, l’Associazione Libertade ha indetto un sit-in di protesta previsto per l’11 luglio alle 19 davanti al Tribunale di Sassari. “Invitiamo a partecipare tutti i movimenti e i militanti della Sardegna e in particolare tutte le persone che 15 anni fa si sentirono coinvolte e indignate davanti a questo spregevole atto repressivo”.
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