“Il pronto soccorso dell’Ospedale Brotzu, oramai da troppo tempo, sta praticamente operando in un contesto di vero e proprio ‘assedio’. Tutto il personale si trova, infatti, ad operare quotidianamente in affanno permanente per l’eccessivo carico di lavoro. Con tutte le conseguenze che ciò comporta in termini di elevato stress, sia correlato che fisico oltreché professionale. E’ altrettanto grave, tra l’altro, che non ci si è degnati di alcuna risposta alla ns. precedente segnalazione del 2 giugno scorso, con cui si denunciavano i frequenti danni che subivano le auto dei dipendenti in prossimità del PS ed il rischio che i fatti potessero, realisticamente, degenerare persino in un ingestibile scenario di ordine pubblico”. E’ quando si legge in un comunicato stampa di Uil-Fpl Arnas G. Brotzu.
“A causa, anche, del grande afflusso di persone e del ‘clima pesante’ che, da tempo, vi si respira, per il contesto lavorativo di cui sopra. Il personale di questa struttura strategica, dopo aver egregiamente affrontato la complessa emergenza pandemica, ora si trova sommerso, e impotente, dall’improvvisa, prevedibile, tipica impennata assistenziale da ‘riapertura’ dopo lunghi mesi di riduzione delle attività ordinarie. Il tutto aggravato anche dalla momentanea ‘chiusura’ dei Pronto Soccorso della SS.TT. e dell’Ospedale Marino di Cagliari. Negli ultimi mesi il PS, già di per se, il più ‘assalito’ dell’Isola, ha raggiunto incrementi di accessi persino attorno al 40%. Raggiungendo in questi giorni anche picchi di accesso di 140 pazienti al giorno, con oltre 20 pazienti costantemente in attesa. E’ comunque grave persistere senza porvi alcun rimedio”, denuncia l’Arnas.
“Di questo passo il nostro PS rischia seriamente il collasso, con verosimile quanto oggettiva difficoltà, per il personale, della presa in carico, in tempo utile, di quelle patologie tempo dipendenti. Cosi come, allo stesso tempo, l’operatore addetto al ‘Triage’ fatica palesemente nel garantire efficacemente i tempi di rivalutazione. Appare altresì evidente la possibilità di innescarsi un ‘circolo vizioso’ che metterebbe a serio rischio sia la sicurezza dei pazienti che quella del personale, in quanto stremato, pressato e spesso pure minacciato dai familiari dei pazienti, anch’essi esausti per i lunghi tempi di attesa. Visto e considerato quanto sopra, si chiede con massima urgenza: 1. la presenza di specifico personale di vigilanza, almeno come deterrente, a tutela della sicurezza degli operatori sanitari spesso minacciati; 2. la riapertura di almeno uno dei due P.S. chiusi, per tentare di allentare la succitata tensione operativa, sanitaria e professionale”, conclude la nota.
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