Sono quattro, in Italia, i vaccini contro il coronavirus approvati dall’Ema (Agenzia europea dei medicinali) e dall’Aifa (Agenzia italiana del farmaco), ma ognuno di essi ha limiti e raccomandazioni diverse.

I vaccini:

  • Comirnaty (Pfizer-BioNTech): lo possono ricevere i cittadini dai 16 anni in su, ma è stato recentemente approvato anche per gli adolescenti da 12 a 15 anni. Sono previste due dosi e si tratta di un siero a “RNA messaggero”;
  • Moderna: può essere utilizzato a partire dai 18 anni ed è anch’esso a RNA messaggero;
  • Vaxzevria (AstraZeneca): può essere somministrato solo a persone di età uguale o superiore ai 60 anni, secondo quanto stabilito dal Comitato tecnico scientifico. Chi ha ricevuto la prima dose di questo farmaco e non abbia compiuto i 60 anni, deve completare il ciclo con una seconda dose di vaccino a mRNA (Comirnaty o Moderna), da somministrare ad una distanza di 8-12 settimane dalla prima dose. Il siero di AstraZeneca si basa sul “vettore virale”. Sono previste 2 dosi a 8-12 settimane.
  • Janssen (Johnson & Johnson): è un farmaco monodose e il suo utilizzo è raccomandato per soggetti di età superiore ai 60 anni. “Qualora si determinino specifiche situazioni in cui siano evidenti le condizioni di vantaggio della singola somministrazione ed in assenza di altre opzioni, il vaccino di Johnson & Johnson andrebbe preferenzialmente utilizzato, previo parere del Comitato etico territorialmente competente”, ha specificato il Comitato tecnico scientifico. Si tratta anche in questo caso di un vaccino a vettore virale.