È Marcello Atzeni, ma sembra Ennio Flaiano. Cinquantacinque anni, nato nel più piccolo (e forse più bello) paese dell’isola – Baradili – residente a Sanluri, Atzeni è giornalista per vocazione, sbocciata da un fortunato innesto tra gli studi agrotecnici e quelli di biologia.
Negli oltre trent’anni di carriera, sviluppata soprattutto ne l’Unione Sarda, ha scritto un po’ di tutto. Ma è solo da qualche anno che l’artista ha trovato la sua vena, mettendo a frutto il sapore del paradosso, la sapienza letteraria e il gusto per il calembour: ha deciso di scrivere libri.
Il primo del 2018, “Il miglio deve ancora venire-101 Crucci vari”, con prefazione di Maria Paola Masala, era già un piccolo capolavoro: là dove si raccolgono aforismi, nonsense, giochi di parole e sciollorius (prima ristampa nel 2020). Il secondo, del 2020, è “Nuotavo nel grano”, (Sandhi editore, prefazione di Giacomo Mameli), un libro più maturo, che contiene sessanta racconti, molti ispirati dalla vita nei campi, ricchi di malinconia e poetica nostalgia.
Poi la prova del nove, il terzo libro: “Donne”, che, dice l’autore, “spero viva non solo come libro ma anche sotto forma di reading e, chissà, magari, lavorandoci, può funzionare a teatro o al cinema. Qualche racconto potrebbe diventare un corto”.
Ora Atzeni sta preparando la quarta fatica, “Il miglio deve ancora venire 2- 102 Crucci vari”.
Da apripista faranno alcune frasi, arricchite di alcuni disegni, finite su simpatiche magliette indossate dalle dissacranti Lucide: Tiziana Troja e Michela Sale Musio. Il set fotografico è stato allestito nei giardini pubblici di Cagliari. Le foto sono di Francesca Manca di Villahermosa. “E’ stato ed è un gioco di squadra tra amici” dice Atzeni.
Prosegue dopo le foto
Le frasi promettono sorrisi a denti stretti o grasse risate: Giornata Frida – Temperature in Khalo; M’illumino di imene; Il gelo in una stronza; Amor ch’a nullo amato, amar merdona”.
Sono il lancio per il libro che verrà. Effimere pillole di allegria da fruire al volo. Perché, come diceva Ennio Flaiano, anche i capolavori oggi hanno i minuti contati.
di Guido Garau