Chiedono l’immediato rinnovo del contratto nazionale, scaduto da tre anni, e, in prospettiva, una riforma regionale del settore che restituisca finalmente stabilità ed efficienza ad un servizio vitale per i cittadini, quello del trasporto pubblico locale. Anche a Cagliari questa mattina, autisti, tranvieri e controllori sono scesi in piazza a sostegno della vertenza nazionale, incrociando le braccia per la terza volta negli ultimi sei mesi. A chiamare a raccolta i lavoratori in piazza Matteotti -un presidio statico a causa delle prescrizioni anti covid- le sigle Filt Cgil, Fit Cisl, Uilt Uil, Faisa Cisal e Ugl.
Un primo risultato, a livello regionale, i sindacati lo hanno già ottenuto: questo giovedì i segretari regionali saranno ricevuti dall’assessore ai Trasporti, Giorgio Todde, per un confronto con la Regione che, hanno ricordato oggi le associazioni dei lavoratori, manca dal 2008. Tornando ai motivi dello sciopero di oggi, spiega alla ‘Dire’ Alessandro Russu, coordinatore regionale Fit Cisl: “Il contratto nazionale è scaduto nel 2017, ma ricordo che le aziende di trasporto pubblico hanno ricevuto dallo Stato 2,8 miliardi per far fronte alla pandemia: è inconcepibile che i lavoratori continuino ad avere gli stipendi bloccati. Abbiamo lavorato durante tutta l’emergenza sanitaria, garantendo un servizio essenziale, rivendichiamo in questa fase un aumento delle retribuzioni”.
La protesta di Cagliari non riguarda però solo questa tematica: “In Sardegna non è più rinviabile una riforma del Tpl, verso una riorganizzazione del servizio e un’offerta migliore per i cittadini- sottolinea Russu-. È necessario un rinnovo dei mezzi -autobus, treni, metropolitane- e serve un ragionamento sull’organizzazione dei servizi nelle Province e nelle aree non metropolitane dell’isola, quelle più svantaggiate. Il 3 giugno siamo stati convocati dall’assessore Todde, speriamo di avere delle risposte per gettare le basi sulla riforma del settore”. Concetti ribaditi da William Zonca, segretario regionale Uil Trasporti Sardegna: “Non è accettabile che un settore che durante tutta la pandemia ha potuto beneficiare di importanti incentivi pubblici, non riesca a chiudere un contratto sulla parte economica.
Le associazioni datoriali hanno avuto tanto dal governo, è intollerabile questo ostruzionismo. Ora è il momento di dare dignità al lavoro. A livello regionale, riscontriamo invece difficoltà sulle prospettive future del trasporto pubblico locale: serve un piano regionale, vedremo cosa ci dirà Todde nell’incontro convocato nei prossimi giorni”. Sottolinea il segretario della Filt Cgil Sardegna, Arnaldo Boeddu: “C’è la necessità immediata che il contratto venga rinnovato sotto l’aspetto economico, ma serve anche una riforma del settore: vogliamo maggiore efficienza, maggiore efficacia, più sicurezza sui mezzi. Le associazioni datoriali hanno avuto un fortissimo ristoro a livello nazionale, 2,8 miliardi per i mancati incassi su abbonamenti e bigliettazione in vettura.
I lavoratori in tutto questo arco di tempo sono invece rimasti al palo”. Chiude Roberto Muru, segretario regionale della Faisa Cisal: “In Italia ci sono circa 900 aziende che lavorano nel trasporto pubblico locale, sono troppe. Per evitare sprechi e cercare di razionalizzare il servizio, secondo noi è necessario che queste aziende si consorzino tra di loro”.
Fonte Dire