“Non è accettabile che ogni volta che si deve mettere mano alla legislazione sugli appalti pubblici, sia pure con il dichiarato obiettivo di semplificare la macchina burocratica, in realtà si sacrifichi sempre la qualità del risultato. Il sistema del massimo ribasso ha dimostrato senza smentite che si ottengono opere peggiori, tempi più lunghi, minore sicurezza per i lavoratori senza poi l’effettiva riduzione finale dei costi”. Sono le parole di Teresa De Montis, presidente della Federazione Regionale degli Ordini degli Architetti (e fino a luglio anche dell’Ordine di Cagliari), che si inseriscono nel dibattito sul Decreto Semplificazioni: “Oggi viviamo il paradosso per cui non abbiamo un problema di risorse economiche, ma non riusciamo a spenderle per i tempi inaccettabili della macchina amministrativa. Siamo i primi a denunciarne la farraginosità, i nostri progetti sono per lo più fermi al palo negli ingranaggi autorizzativi. Ma questa non può essere la scusa per riabilitare il sistema del massimo ribasso che finalmente era stato superato”.
“In questo modo si sposta l’attenzione dal tema della qualità dell’opera a quello di un presunto risparmio di tempo ed economico fornendo un messaggio diseducativo quando anche i cittadini iniziavano a comprendere quanto sia importante per la comunità avere lavori di pregio, attenti ai materiali e al territorio. Se il parametro che si sta considerando è quello del risparmio, dico che non esiste maggiore risparmio che ottenere la migliore qualità. Dobbiamo guardare con lungimiranza al futuro e non accontentarci di un risultato immediato ma effimero”.
Le perplessità degli architetti non riguardano solo il massimo ribasso: “È l’insieme delle strategie su cui si sta ragionando che è lacunoso. L’appalto integrato ha dimostrato nel tempo tutti i suoi limiti soprattutto per i progettisti, così come il sistema dei subappalti incontrollati”.. Anche una norma come quella del Superbonus 110%, inizialmente accolta con favore dai tecnici, oggi presenta il conto: “Senza una cabina di regia che governi il motore dell’attività edilizia con strategie economiche di sviluppo per il paese accade che a fronte di quei vantaggi si inneschino processi controproducenti per il settore. I prezzi delle materie prime sono saliti alle stelle, solo per fare degli esempi: il ferro ha subito aumenti del doppio così come il cemento e i suoi derivati e la disponibilità dei prodotti ridottissima creando preoccupazione ai progettisti e alle imprese. Oggi non è più possibile fare un preventivo economico che abbia validità superiore alle due settimane senza rischiare di rimetterci perché non si è in grado di poter confermare costi e tempi”.
De Montis indica l’alternativa allo sblocco “sano” dei cantiere e di tutta l’attività di riqualificazione necessaria all’Italia: “L’unica strada da perseguire per combattere le lungaggini burocratiche è incentivare un nuovo rapporto e una nuova responsabilità condivisa tra pubblico e privato, tra professionisti e tecnici PA, tra chi amministra e gli operatori del settore. Oggi dobbiamo essere allo stesso tavolo con gli stessi obiettivi per garantire un futuro migliore alla nuove generazioni. Se continuiamo a fronteggiarci privi di spirito collaborativo nessun processo semplificativo potrà trovare reale efficacia”.