Presidio in piazza Caduti del Lavoro a Sassari per riportare l’attenzione sul tema centrale delle morti sul lavoro e dello sfruttamento dei lavoratori. Lo scrive il Partito Comunista – Sardegna in una nota.
“In Sardegna nel 2019 – si legge nel comunicato del Pc – secondo il rapporto Inail, si sono verificati venti incidenti sul lavoro con esito mortale, di cui quindici accertati, a 8525 ammontano invece gli infortuni. A questo, senza dubbio, vanno aggiunti tutti gli incidenti che non vengono denunciati dal lavoratore a causa del ricatto salariale o della condizione di lavoro nero, piaga sempre più diffusa nella nostra Isola e acuita dall’avvento del periodo pandemico”.
Oltre a questi “terribili dati, che rappresentano una condizione inaccettabile delle condizioni lavorative, si aggiungono le infinite vertenze che colpiscono la classe lavoratrice sarda. Un elenco lungo e interminabile di licenziamenti e casse integrazioni, perpetrate da aziende che prima usufruiscono di contributi regionali in quantità rilevanti, poi chiudono, delocalizzano o mettono i lavoratori in condizioni di dover accettare riduzioni retributive e orari disumani per continuare a lavorare. Il tutto si svolge sempre sotto l’inconsistente occhio dei maggiori sindacati”.
L’assenza storica di un piano industriale e di piano di sostenibilità, determinano, secondo il Partito, “condizioni di sottosviluppo isolano, lasciando nella precarietà lavoratori ma anche l’enorme numero di studenti sardi che si affacciano al lavoro, configurando una perdita insanabile del patrimonio professionale e culturale culminante nel continuo spopolamento dei territori e nell’inesorabile dissanguamento delle forze produttive della nostra isola”.
Per queste ragioni, il Partito Comunista della Sardegna ha organizzato un presidio proprio il 2 giugno perché “non sia meramente una festa da parate militari ma sia un’occasione per riprendere la lotta per un futuro migliore dove la dignità dei lavoratori ritorni ad essere il perno dello sviluppo del paese”.