Un ristoro a fondo perduto per sostenere le circa 400 imprese sarde dell’artigianato artistico, tipico e tradizionale e il rifinanziamento della Legge 949/52 per arginare la drammatica carenza di liquidità delle piccole e medie imprese isolane. Sono queste le due misure urgenti richieste dai vertici della Cna Sardegna, nel corso dell’audizione che si è svolta questa mattina presso le congiunte Commissioni II e V del Consiglio regionale.

“Il settore artistico e tradizionale – hanno spiegato i vertici dell’associazione artigiana – è composto da circa 400 imprese dedite in prevalenza a produzioni manuali di altissimo valore artistico, che tengono vive un’arte e una cultura millenaria, che custodisce i tratti distintivi e più originali della nostra memoria storica”.

“Nel corso di questi mesi tali imprese non sono state raggiunte dai pur apprezzabili interventi che il legislatore regionale ha fin qui messo in campo – hanno aggiunto Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sarda, evidenziando come la continuità aziendale sia messa a rischio dal protrarsi delle misure restrittive che hanno cancellato eventi pubblici e privati (matrimoni, cresime, mercatini estivi, sagre, fiere), a cui si aggiungono il calo verticale dei flussi negli aeroporti (dove sono siti i tre negozi Ex isola) e più in generale il crollo del turismo dovuto alla crisi”.

“Per evitare la fuoriuscita dal mercato di molte di queste imprese – proseguono – la Cna chiede una misura di sostegno immediata in forma di ristoro a fondo perduto una tantum da 6mila euro per azienda, da destinare alle imprese del settore artistico, tipico e tradizionale che siano regolarmente iscritte all’albo delle imprese artigiane e alla vetrina dell’artigianato artistico della Sardegna”.

Ma per ottenere tale sostegno, “le aziende devono dimostrare la propria storicità aziendale (anche attestando la precedente partecipazione alle edizioni di iniziative fieristiche che hanno luogo direttamente o indirettamente con l’intervento della regione Sardegna) e certificare l’effettuazione di lavorazioni artistiche, tipiche e tradizionali con importante apporto manuale e non produzione in serie. Per permettere l’iscrizione alla ‘Vetrina dell’Artigianato’ alle imprese che hanno i requisiti l’assessorato all’Artigianato dovrebbe appositamente consentire la riapertura dei termini per un periodo di 30 giorni”.

“La Sardegna rischia di mancare l’appuntamento con la ripresa nel 2021, e di far registrare, nel biennio 2020/2021, uno dei risultati peggiori tra le regioni italiane”, sottolineano Pierpaolo Piras e Francesco Porcu, elencando i drammatici numeri emersi dalle ultime ricerche dell’associazione artigiana: nel periodo tra giugno e ottobre dello scorso anno un’impresa sarda su cinque ha più che dimezzato o non ha conseguito alcun fatturato contro una media nazionale del 15,5%; il 21% delle imprese sarde non prevede di conseguire un risultato migliore nelle prima parte del 2021 (18% è la media nazionale); il 40,1% degli imprenditori si aspetta gravi problemi di liquidità durante l’anno in corso, percentuali significativamente superiori alla media nazionale (33,5%).

“Archiviato un 2020 disastroso, l’economia sarda si prepara ad affrontare una fase di ripartenza estremamente complessa e incerta in cui incideranno sicuramente le vulnerabilità strutturali della nostra regione”, hanno aggiunto Piras e Porcu, rappresentando alle commissioni “due interventi indifferibili, a cui è possibile dare risposta in tempi immediati, impegnando dotazioni finanziarie limitate e abbastanza modeste, ma i cui effetti in termini di impatto e risultati, possono evitare il tracollo e l’uscita dal mercato di centinaia di aziende”.

La seconda misura urgente chiesta dalla Cna sarda riguarda il rifinanziamento della Legge 949/52 che rischia il blocco di operatività nel 2021.

“Nonostante le agevolazioni messe in campo, dal governo nazionale, ben il 40% delle imprese sarde si aspetta per l’anno in corso, gravi problemi di liquidità,”, hanno spiegato i vertici dell’associazione artigiana, evidenziando che il fondo Emergenza imprese non sarà fruibile a tutte le imprese in sofferenza, soprattutto quelle sottodimensionate. “Le grandi imprese si accaparreranno in via prevalente l’intera provvista finanziaria, considerato che su una dotazione di 150 milioni di euro non saranno più di 200 le imprese beneficiarie. Resta dunque inevasa, per la totalità delle piccole imprese, la domanda e il fabbisogno di liquidità da destinare alla gestione aziendale”.

Secondo la Cna sarda, per le imprese artigiane isolane questa criticità può essere mitigata dalla legge 949/52, che opera non solo in termini di supporto agli investimenti, ma anche attraverso il finanziamento alle scorte di materie prime e di prodotti finiti, finanziati sulla base di spese per materiali già effettuate nei precedenti dodici mesi dell’impresa. Di fatto, la 949 agisce anche come ripristino di capitale circolante e di ricostituzione di liquidità aziendale.

“Per avere un parametro delle ricadute che lo strumento produce sul comparto delle imprese artigiane – concludono Piras e Porcu – si segnala che, prendendo a riferimento l’annualità 2020 e il primo quadrimestre 2021, con una dotazione finanziaria di 11.059.000 euro si è coperto è soddisfatto il fabbisogno espresso da circa 750 imprese”. La Cna Sardegna stima che per consentire alla legge 949/52 di poter operare per tutta l’annualità in corso occorra un fabbisogno finanziario di ulteriori 8 milioni di euro.