La situazione dell’Isola in zona rossa ha impedito, per ora, la protesta pubblica dei seimila lavoratori degli appalti di pulizia, servizi integrati e multiservizi che sono in stato di agitazione insieme ai colleghi di tutta Italia per il mancato rinnovo del contratto scaduto da otto anni. La mobilitazione riparte dopo le diverse azioni di protesta culminate nello sciopero del 13 novembre e non si fermerà sino a che le associazioni datoriali (Anip Confindustria, Confcooperative Lavoro e Servizi, Legacoop Produzione e Servizi, Unionservizi Confapi e Agci Servizi) non “onoreranno gli impegni sottoscritti a giugno scorso con l’Avviso comune”.
“Stiamo parlando di lavoratori essenziali, che nell’emergenza sanitaria hanno continuato a svolgere la loro attività in tutti gli uffici pubblici come prefetture, poste, ospedali, uffici giudiziari ”, hanno detto la segretaria Filcams Cgil Sardegna Nella Milazzo e il segretario regionale Fisascat Cisl Giuseppe Atzori sottolineando che “si tratta di un lavoro faticoso, poco pagato e rischioso al quale deve essere riconosciuto il giusto trattamento salariale e adeguate condizioni attraverso il rinnovo del contratto”. Sono questi i temi sul tavolo della trattativa che va avanti da mesi con le associazioni datoriali vergognosamente arroccate su posizioni inaccettabili: “una paga oraria ferma a sette euro lordi all’ora, il tentativo di sgretolare diritti fondamentali esasperando la flessibilità in un settore già povero di diritti, sicurezza, stabilità”.
Per giunta, con la pandemia molte imprese hanno incrementato in modo consistente lavoro e fatturato ma continuano a sfruttare il senso di responsabilità, il grande impegno, i sacrifici, la professionalità e la dedizione di centinaia di migliaia di lavoratori, per il 70% donne, con salari esigui, orari spesso spezzettati e ridotti, carichi di lavoro pesanti e condizioni di lavoro difficili.
Per queste ragioni, i sindacati hanno deciso di riavviare la mobilitazione che in tante parti d’Italia si sta già articolando in presidi e manifestazioni e che, anche, in Sardegna, appena le condizioni sanitarie lo consentiranno, porterà i lavoratori in piazza, come sempre, nel rispetto delle norme anti-Covid.