“Il piano di risanamento acustico del Comune è vecchio, sbagliato nella redazione, e un gravissimo danno per tutte le attività”. Così il presidente della Fipe Confcommercio Sud Sardegna Emanuele Frongia critica la misura approvata ieri dal Consiglio comunale di Cagliari.
Dati alla mano, con una relazione di un esperto in gestione dell’energia al quale si è rivolta l’associazione di categoria, Frongia ritiene che “il piano sia privo delle quattro caratteristiche essenziali: efficacia, costi di realizzazione compatibili con i risultati ottenuti, tempi di implementazione sufficientemente brevi, e costi sociali accettabili”. Meno tavolini e riduzione dell’orario di lavoro dalle tre all’una di notte secondo Confcommercio Sud Sardegna penalizzano molto il lavoro degli esercenti. Ma non solo. Questo piano di risanamento acustico è definito “vecchio”.
“È stato scritto quattro o cinque anni fa, su rilevazioni fatte ancor prima”, dice Frongia, “la morfologia del territorio cagliaritano è completamente cambiata, un esempio su tutti, il Corso Vittorio Emanuele non era ancora un’area pedonale. Siamo convinti che molti dei problemi legati alla cosiddetta malamovida siano dettati da atteggiamenti abusivi di certe attività e disagio giovanile che non si risolvono con queste misure. In sostanza il risultato sarà un danno economico e occupazionale”.
E se si considera che oggi c’è il via libera da parte del Consiglio Comunale, non è possibile procedere con ulteriori verifiche da parte di Confcommercio Sud Sardegna con il supporto tecnico e legale. Pertanto, la strada che l’associazione di categoria dovrà necessariamente valutare sarà il ricorso al Tar. “Le interlocuzioni con la vecchia Giunta comunale e con l’attuale non hanno portato i risultati sperati”, precisa il presidente della Fipe Confcommercio Sud Sardegna, “per questo motivo ci siamo già rivolti ai nostri rappresentanti nazionali e al nostro studio legale che da anni ci segue in questa battaglia”.
Il rappresentante dei pubblici esercizi aggiunge che: “In un periodo durante il quale si parla di riapertura privilegiando soprattutto gli spazi all’aperto, di certo non ci aspettavamo che venisse fatta questa scelta che mette ancora di più in ginocchio i titolari dei locali cagliaritani, avvantaggiando i colleghi dei comuni limitrofi che magari possono godere di regole meno ferree per lo svolgimento della loro attività”.