“Tutte le forze dell’ordine sono state vaccinate contro il Covid in Provincia del Medio Campidano, Anzi no, manca solo la polizia penitenziaria. Infatti ad essere esclusi dalla profilassi che ha coinvolto le forze dell’ordine a partire dal mese di marzo, è proprio oltre il 50 % del personale della Polizia Penitenziaria, in servizio presso la struttura penitenziaria arburese. Una situazione molto grave, che mette a rischio la sicurezza di tutti i lavoratori, poliziotti e non, e all’interno della casa reclusione”. La denuncia arriva dalla FP CGIL Polizia Penitenziaria regione Sardegna. “E grave è anche il silenzio da parte dell’A.T.S. di Sanluri, che rispetto ad altre realtà sarde sta ponendo all’ultimo il servizio penitenziario rispetto alle altre forze dell’ordine”, aggiunge la sigla.
“Ancora una volta la Polizia Penitenziaria viene forse ritenuta un corpo di polizia figlio di un ‘Dio minore'”, sottolinea anche il sindacato FP CGIL polizia penitenziaria chiedendo chiarimenti in merito alla calendarizzazione dei vaccini anti-covid per il personale della struttura arburese. “Il vaccino anti covid nel carcere, soprattutto per agenti della Polizia Penitenziaria, è al palo. Nonostante gli istituti penitenziari siano tra gli ambienti più a rischio. Noi siamo molto preoccupati. Ai poliziotti penitenziari si chiede solo di fare sacrifici, ma poi si ricevono risposte inadeguate per attuare le migliori condizioni igienico-sanitarie e non si riconosce la dignità del duro e poco considerato lavoro che svolge per assicurare la legalità in luoghi dove c’è la massima concentrazione di criminalità”.
“La Polizia Penitenziaria continua ad essere considerata la Cenerentola delle forze dell’ordine e questo deve finire. La necessità di proteggere gli agenti della Polizia Penitenziaria, dunque, è alta. Mentre altri corpi di polizia e forze armate proseguono spedite nella vaccinazione, per la penitenziaria questo non accade. Occorre far chiarezza sui motivi che rallentano le vaccinazioni del personale di Polizia Penitenziaria – ha aggiunto Atzeni – non solo di quelli che lavora a stretto contatto coi detenuti. Non vorremmo mai che questi rallentamenti derivino da ragioni di tipo ideologico perché, in questo caso, la gravità sarebbe enorme”.
Non si comprende – prosegue la nota – il motivo per cui, “a differenza di tante altre provincie, dove si è cominciata e quasi terminata la somministrazione dei vaccini, la provincia del Medio Campidano non ha dato nessun accenno di programmazione”.